GROSSETO – «Dopo la scelta degli impianti fotovoltaici che impermeabilizzano il terreno creando gravi squilibri pedologici e biologici, creando in più dei casi danno paesaggistico e danno ambientale e che esclude quella più logica dell’installazione sui tetti delle aree industriali, delle Caserme, dei Cimiteri, degli Ospedali, si vuol oggi continuare a nuocere gravemente alle economie locali per favorire un dissennato sviluppo di energie alternative. Quindi adesso è il momento delle politiche per le Biomasse e quindi per le centrali a biogas che sembrano aver trovato nella Maremma il loro campo applicativo ideale. Tutto ciò che davanti ha l’aggettivo “bio” viene fatto passare per salutare o sano; i gas prodotti dalle centrali che bruciano biomassa sono sani, il biogas che è un gas naturale costituito principalmente da metano e anidride carbonica, prodotto dalla fermentazione anaerobica di materia organica di diversa origine è sano, il digestato, cioè il sottoprodotto della digestione anaerobica, risulta essere un fertilizzante eccellente e ricco di nutrienti». Sul tema delle biomasse interviene il consigliere comunale di Grosseto Oggi Massimo Felicioni.
«In realtà pur non risultando che le cose stiano esattamente così, questo processo interessa molto a coloro che vogliono fare con le energie alternative business ed in particolare “affari” con lo sfruttamento del biogas particolarmente consigliato alle aziende agricole, agli allevamenti, che possono diventare veri e propri produttori di energie ma anche per la filiera delle discariche – precisa Felicioni -. Appreso quindi che le Biomasse-Biogas sono politiche ed opportunità di business sostenibile adatte al settore agricolo come anche alle aziende municipalizzate, alle pubbliche amministrazioni ed ai consorzi, ci viene logico chiederci e chiedere ai cittadini, agli Amministratori Pubblici, alle Associazioni di Categoria, ai Politici Maremmani, cosa ha a che vedere il trarre energia dalle biomasse eliminando rifiuti prodotti dalle attività umane ma anche coltivando appositamente per alimentare il sistema impoverendo le falde acquifere ed i corsi d’acqua, producendo energia elettrica e/o termica, riducendo la dipendenza dalle fonti di natura fossile come il petrolio pur emettendo in aria fumi e gas».
«Con lo slogan da tutti tanto enunciato “Viva la nostra Maremma terra di bellezze, qualità e salute”. Altrettanto spontaneamente ci viene però anche da chiedere: “esistono realmente tutte queste grandi produzioni agroalimentari, queste realtà di allevamento zootecnico tali da giustificare tutti questi impianti?”; “è giusto consentire per ogni azienda che produce reflui o che ha scarti di prodotti agricoli o tagli forestali, un impianto di Biogas?”; “Ha un senso parlare di Maremma, di una economia in prospettiva basata sulla nostra natura, sull’ambiente ancora non inquinato, sui prodotti di nicchia, sulle eccellenze nell’enogastronomia Maremmana, sulle bandiere Blu delle nostre acque marine, sulle Riserve Naturali e poi disseminare per il territorio tutti questi impianti?” – tutte domande a cui Felicioni prova a rispondere -. A nostro modestissimo parere tutto ciò corrisponde da una parte ad una schizofrenia gestionale sensibilizzata da precise altolocate “politiche sulle energie” e dall’altra, ad un menefreghismo scandaloso della base. Adesso è la volta di Roccastrada, domani sarà Gavorrano e poi? E’questa la Maremma che stiamo cercando di vendere turisticamente, di rilanciare e che vogliamo per noi e per i nostri figli?»