FOLLONICA – Coach Gianni Bertolotti è l’animatore del Minibasket follonichese. Un curriculum di tutto rispetto con le giovanili dell’Olimpia Milano per poi passare nel 1971 alla Virtus Bologna dove ha giocato sino al 1980 vincendo 3 scudetti e 1 Coppa Italia venendo allenato per 3 anni da Dan Peterson. Nel 1981 ha giocato sempre a Bologna sponda Fortitudo per poi passare per 2 anni a Trieste quini l’anno di Roma nel 1983-84 dove ha vinto la Coppa dei Campioni venendo allenato dal “vate” Valerio Bianchini e giocando assieme a Clarence Kea e Larry Wright per poi tornare per 3 anni a Trieste e quindi, dopo ver compiuto i 37, anni disputare alcune stagioni nelle “minors” della zona con la punta dei 2 anni a Piombino nel 91-92 e 92-93 nei campionati di B-1 e B-2. Per quanto riguarda la maglia azzurra ha giocato 101 partite con 706 punti con una media di 7.0 a partita disputando 4 campionati europei nel ’73, ’75, ’77, ’79 vincendo la medaglia di bronzo nell’edizione del 1975 in Jugoslavia a Belgrado oltre a 1 Campionato del Mondo nel 1978 a Manila nelle Filippine con un amaro 4°posto sconfitti dal Brasile per 86-85 a meno di 1” dal termine ed un’edizione delle Olimpiadi a Montreal in Canada nel 1976 dove l’Italia arrivò 5° con Gianni Bertolotti risultato essere il miglior marcatore azzurro con 16 punti di media gara.
Ciò detto, è ormai da diverse stagioni “l’animatore”del Minibasket a Follonica nonché del progetto ”basket nelle scuole”. Cosa trova di così diverso nel Minibasket che glielo fa preferire al basket giovanile? «E’ una cosa totalmente diversa così come diverse sono le soddisfazioni che si hanno rispetto alle giovanili, ci vuole un tipo di approccio che privilegi la parte comportamentale, emozionale e di relazione vista la particolare età evolutiva e formativa. Inoltre all’interno dello stesso minibasket si hanno maggiori diversità a partire dal microbasket per i bambini e bambine di 4 e 5 anni legando l’attività alla semplice motricità prevalentemente con la palla, ai bambini di 10-11 dove si vivono di più le dinamiche di squadra e del gioco organizzato».
Cosa cerca di trasmettere ai bambini e alle bambine che si avvicinano al nostro sport? «Mi piace pensare di riuscire a trasmettergli l’entusiasmo e la passione per questo sport che mi ha dato tante soddisfazioni, oltre al piacere di stare insieme divertendosi con la palla da basket».
Come sono cambiate – se lo sono – le generazioni di bambine e bambini di oggi rispetto a quelle con le quali ha iniziato il suo percorso d’istruttore di Minibasket? «Sì, sono decisamente cambiate così come quelle di 20 anni fa lo erano rispetto alle precedenti ma quelle attuali hanno sicuramente più opportunità di corsi di vario genere e minisport di tutti i tipi nonché sin troppa tecnologia a disposizione, ma scontano, a seguito di quanto detto, una minore motricità di basa e una scarsa coordinazione motoria così quando arrivano in palestra molti di loro non sanno fare una capriola o normali esercizi di coordinazione».
Cosa vorrebbe veder realizzato nei prossimi anni per lo sviluppo del minibasket a Follonica? «Vorrei una maggior attenzione alla cura degli spazi attuali perché è anche in base a certe situazioni che avviene la scelta di quale sport far praticare al proprio figlio o figlia. Sarebbe necessaria la presenza di una struttura dedicata esclusivamente alla pallacanestro e dei campetti all’aperto dove giocare liberamente. Questo ci darebbe maggiori possibilità di organizzazione e programmazione».