PRINCIPINA A MARE – «In questo periodo si stanno effettuando vasti tagli di pino marittimo a Principina a mare, ad opera del comune di Grosseto, tagli che vedono una forte contrarietà dei comitati locali». Anche il WWF interviene sui tagli dei pini «La fascia di pineta che va da Marina di Grosseto a Principina Mare è cosi strutturata (partendo dal mare ): Fascia 1, zona sabbiosa , con dune alte anche 4-5 metri, ben strutturata, con vegetazione naturale di notevole pregio ricca di specie rare come il prezioso e qui abbondante Pancrazio marittimo dalle bellissime fioriture estive, i ginepri coccoloni, i pini domestici che in questa fascia si rinnovano naturalmente, la calistegia soldanella, la margherita di mare, la silene colorata, tutte specie indicatrici di una duna intatta e non degradata e che va tutelata con attenzione , visto che, attualmente, le dune intatte sono rarissime in Italia. Vi sono anche pini marittimi, che se malati vanno abbattuti, con tutte le precauzioni del caso, ad esempio ridurre al minimo il transito dei mezzi pesanti, per non danneggiare la duna».
«Fascia 2, quella immediatamente dietro la duna che procede per alcune centinaia di metri verso l’interno – prosegue WWF -, è caratterizzata da zone basse con frequente ristagno d’acqua, durante i periodi autunno invernali, ma può ristagnare anche in estate dopo forti piogge. In tutti i casi la falda freatica rimane sempre superficiale. Questa fascia è costituita da un soprassuolo quasi esclusivamente formato da pino marittimo, vi sono pochi individui di pino domestico. La fascia arbustiva sottostante è particolarmente vigorosa e ricca di specie, spiccano le filliree ed il mirto. In questa fascia vi sono numerosi pini marittimi (il pino domestico non è attaccato) attaccati dal parassita “Matsococco” , questo insetto attacca i pini marittimi provocando seccaggini in parte della chioma , espandendosi poi a tutta la pianta provocandone la morte. Siamo d’accordo sul taglio delle piante attaccate, siamo contrari all’abbattimento di piante di pino marittimo sane e soprattutto siamo contrarissimi all’eliminazione del sottobosco, azione voluta e contraria a tutte le norme di gestione ecologica. Così facendo si intaccano le catene trofiche, si eliminano molti insetti, si tolgono bacche, si riduce la presenza di uccelli, piccoli mammiferi e rettili, insomma si rende l’ecosistema più povero, più semplice, più banale».
«In questa fascia si potrebbero (si dovebbero!) fare interventi intelligenti e di recupero “di come era veramente la Maremma” – scrive ancora WWF -; per prima cosa si dovrebbe ripulire e mantenere con acqua permanente alcune delle piscine temporanee, questo permetterebbe la sopravvivenza ed il ritorno di specie come la tartaruga d’acqua (Emys orbicularis), anfibi come tritoni , rospo smeraldino, raganella etc. Dal punto di vista botanico si dovrebbero reimmettere a piccole strisce o a piccole aree, nei pressi dei ristagni d’acqua, frassini ossifilli (Fraxinus angustifolia), frassino tipico dei nostri terreni paludosi, che sopporta anche periodi con terreno sommerso, inoltre olmi e pioppi bianchi, specie che occupavano naturalmente ambienti parzialmente sommersi, che ridarebbero “ naturalità” e arricchirebbero il nostro ecosistema».
«La Fascia 3 è quella che prosegue verso l’interno fino alla strada della trappola – si legge ancora nella nota -. Anche in questa fascia vi sono molti pini marittimi , molti dei quali malati; in alcune zone vi sono vasti tratti con pino domestico, anche qui il sottobosco è vario e vigoroso. Anche in questo caso le solite attenzioni: togliere solo pini malati, non tagliare i pini domestici, non tagliare intenzionalmente il sottobosco. L’unica cosa da modificare rispetto alla fascia due, sono le specie arboree. In questa fascia, sempre per piccole aree (2000-3000 metri quadri), si potrebbero reimmettere leccio, roverella, ornello. Si ricreerebbe un ecosistema attraente, vario, ricco di nuove nicchie e catene trofiche, ricco di fauna e si farebbe anche un’operazione di natura “Culturale” recuperando aspetti di Maremma “ come era una volta. Le operazioni di impianto dovrebbero seguire linee di economicità e di basso impatto, cioè una leggera ripulitura del terreno (con mezzi leggeri, senza lavorazione, buche etc.) ed una semina a spaglio fatta a mano.