GROSSETO – Domenica 5 ottobre è la giornata internazionale sull’abbattimento delle barriere architettoniche. Lo ricorda Luciana Pericci (nella foto), coordinatrice della consulta comunale sulla disabilità che afferma «Barriere accessibilità, come ci piace definirle, in quanto termine più completo e trasversale nella cui accezione si possono comprendere considerazioni più ampie: dall’edificio, allo spazio pubblico, alla cultura, all’informazione, accezione trasversale ad ogni tipologia della disabilità, fisico – motoria, sensoriale (ciechi e sordi), mentale e cognitiva».
«Le norme – prosegue Pericci – ci sono da tempo, ma manca una cultura ed un controllo a proposito che favorisca il rispetto delle stesse. I disabili sono persone, cittadini, consumatori, turisti, sportivi; le leggi specifiche sono spesso eluse, la consapevolezza dei diritti emanati, dalla Costituzione alla dichiarazione ONU, e una nuova acquisizione di coscienza di se’, favoriscono una sempre maggiore autodeterminazione e la volontà di vivere il quotidiano in forma autonoma, nei limiti indotti dalla disabilità. Volontà che spesso viene annullata dalle difficoltà oggettive. La progettazione degli spazi, sia pubblici che privati, dovrebbe tener conto, non solo di una probabile/possibile disabilità, ma degli stati evolutivi della vita, dall’altezza dei bambini, all’aumento di volume delle donne in gravidanza, all’obesità, agli infortuni o traumi da incidenti, che causano invalidità temporanee, agli anziani con vista, udito e riflessi diminuiti. La società non è costituita solo da adulti sani e sportivi, eternamente giovani».
«Da non sottovalutare anche il fatto che un’accessibilità favorirebbe maggiormente il turismo di settore, con un ritorno d’immagine ed economico, come già accade in altri Paesi europei – continua ancora pericci -. Gli enti locali hanno dimostrato una disponibilità ed un’attenzione crescente a tal proposito, ma persistono stalli culturali, amministrativi ed economici. Certo Grosseto è quasi un’oasi, per molti aspetti, in confronto ad altre realtà italiane, per la sua qualità di vita. Nel tempo si sono cercate e attuate soluzioni per l’accessibilità dei disabili, ma noi crediamo nel “sempre meglio”… e continueremo a sognare spazi, edifici pubblici accessibili, autobus con pedana funzionante e sintesi vocale, idonea cartellonistica e punti di orientamento, interpreti Lis negli uffici pubblici, piante e cartelli non ad altezza viso, scivoli idonei, auto ben parcheggiate, marciapiedi liberi e sicuri… e continueremo a crederci e a sperare».