a cura di Giulia Carri
LONDRA – Paolo Boccacci, 37 anni, è nato a Londra ma cresciuto a Grosseto. Da dieci anni è tornato nella sua città natale dove vive e lavora come architetto.
Nato a Londra, cresciuto a Grosseto poi di nuovo a Londra, come è successo?
“Mia madre è Grossetana, mio padre di Parma. La famiglia di mio padre vive da generazioni in Inghilterra, ed i miei genitori si sono incontrati frequentando la chiesa italiana a Londra. Mia madre in Inghilterra era venuta originariamente in vacanza a visitare dei cugini che abitavano nella capitale Inglese. Il mio babbo viveva a Londra e frequentava la chiesa Italiana come la maggior parte della comunità all’epoca; così si sono conosciuti e dopo pochi mesi si sono sposati. A sei mesi dalla mia nascita hanno deciso di tornare a Grosseto e lì sono rimasti.”
Quanto sei rimasto a Grosseto?
“Sono partito per Londra quando avevo 28 anni, nel 2005. Londra è sempre stata parte della mia vita, dove la famiglia di mio padre vive ancora e dove ho trascorso tutte le estati della mia adolescenza. Già alle scuole superiori desideravo tornare a viverci e sapevo che prima o poi lo avrei fatto.”
Cosa hai fatto in Italia prima di partire?
“Mi sono laureato in Architettura a Firenze ed ho lavorato in studi di architettura a Grosseto e Firenze complessivamente per 5 anni facendo anche il cameriere durante il fine settimana. Dopo aver finito il servizio civile, nonostante lavorassi, ho sentito che Grosseto non poteva darmi quello che cercavo professionalmente e personalmente, quindi a gennaio 2005 ho deciso di partire.”
Hai trovato facilmente lavoro?
“Ci sono voluti una paio di mesi. Non avendo esperienza lavorativa in Inghilterra, all’inizio è stato difficile fare colloqui. Poi sono stato assunto in uno studio londinese dove ho lavorato su progetti importanti ed ho conosciuto delle belle persone, ma la paga era veramente bassa e dopo un po’ ho cominciato a cercare altro. Ho lavorato per un piccolo studio di un architetto americano, dopodiché sono entrato in uno studio inglese specializzato in progetti di scuole, dove sono rimasto per 2 anni e mezzo.”
Dopo cosa è successo?
“E’ arrivata la recessione. Dal 2008 al 2009 tutti i miei amici e colleghi architetti hanno perso il lavoro, e nel febbraio dello stesso anno è successo anche a me. Ho comunque deciso di non tornare in Italia, anche se sapevo che sarebbe passato del tempo prima di trovare un nuovo lavoro come architetto. Il mercato era del tutto collassato, non si costruiva più nulla, ed ero consapevole che questa situazione non sarebbe cambiata velocemente.”
Quanto tempo c’è voluto?
“Per fare di nuovo l’architetto, 9 mesi. Nonostante avessi anche una qualifica universitaria inglese come construction project manager, non riuscivo a trovare lavoro. Dopo sette mesi, per non impazzire, ho deciso di cercare lavoro in altri settori e sono andato a lavorare nel ristorante Jamie Oliver dove gestivo la sala e le prenotazioni. Mentre lavoravo lì da un paio di mesi, un’agenzia di collocamento mi ha chiamato proponendomi un colloquio con lo studio inglese Sheppard Robson, che cercava architetti con esperienza in progettazione di scuole. Mi hanno assunto subito e adesso sono 5 anni che lavoro in questo studio come capo progetto.”
Ti occupi ancora di scuole?
“No, ho lavorato sulle scuole fino a tre anni fa. Poi sono passato all’edilizia residenziale ed alla ristrutturazione di strutture istituzionali. Come libero professionista mi occupo anche di ristrutturazione d’interni, attualmente sto lavorando alla conversione di un garage in abitazione e, con il mio compagno, stiamo lavorando da anni al nostro sogno di costruire la nostra casa nella campagna inglese. Ma per quello ci vorrà un po’ più tempo.”
Torni spesso in Maremma?
“Torno ogni anno, a volte da solo a volte con il mio compagno che da sempre adora la Maremma. Di solito vengo d’estate per vedere la mia famiglia, ed ogni anno mi ritrovo con amici maremmani che hanno le ferie nello stesso periodo. Ogni volta è una bella rimpatriata!”
Cosa ami della Maremma?
“La sua bellezza, i suoi paesaggi ed il mare. La spiaggia delle capanne a Principina è uno dei posti che preferisco e dove torno ogni anno per godere il mare e fare fotografie. Quel paesaggio è un’ ispirazione continua, anche a livello architettonico. Le strutture che le persone costruiscono sulla spiaggia con i tronchi di legno, che per noi maremmani sono scontate, sono un esempio di architettura sostenibile amatoriale che non si trova facilmente ovunque e che stupisce ogni collega che le vede. Questo mi rende sempre orgoglioso.”