GROSSETO – La tanto attesa ripresa, per commercio e turismo, non si è ancora materializzata. E nel 2014 prosegue implacabile l’emorragia di imprese nei due settori: nei primi otto mesi dell’anno nella Provincia di Grosseto, a fronte di 58 aperture di nuove imprese del commercio al dettaglio, si sono registrate ben 120 chiusure, per un saldo finale negativo di 62 imprese del settore. Un bilancio, peggiore di quello registrato nei primi 8 mesi dell’anno nero 2013, durante il quale il saldo tra chiusure e aperture nel Commercio e nel turismo era in perdita di 57 unità. E’ questo il dato principale che emerge, per quanto riguarda il nostro territorio, dalle rilevazioni sui primi otto mesi del 2014 dell’Osservatorio Confesercenti su Commercio al dettaglio e attività del Turismo. A pesare è soprattutto il calo delle iscrizioni: nei primi otto mesi del 2014 le nuove aperture sono state 5 in meno rispetto all’anno precedente. Un rallentamento che deve far riflettere: se prima l’apertura di una nuova attività del commercio al dettaglio, era considerata un’occasione di investimento, adesso sembra essersi diffusa una profonda sfiducia nelle possibilità offerte dal settore. I dati sono in linea con quelli nazionali: in tutto il Paese la media è stata di 142 chiusure al giorno a fronte di 80 aperture, per un saldo finale negativo di quasi 23mila unità, e le nuove aperture che sono state 11mila in meno rispetto all’anno precedente.
Fanno eccezione solamente il Commercio su Area Pubblica, che nel nostro territorio registrano un saldo tra iscrizioni e cancellazioni di +6, e il Commercio online (+1). Tra le categorie merceologiche prese in esame, spicca la sofferenza registrata dai negozi che vendono abbigliamento (saldo negativo -5) e dalle edicole e rivendite di giornali (-2). Segnali estremamente negativi dal turismo: il settore alloggio e somministrazione, nel quale confluiscono hotel, ristoranti e bar, ha perso più di 6mila imprese in Italia, 11 in 8 mesi solo nel nostro territorio provinciale. Le chiusure continuano dunque, e si registra un’allarmante diminuzione di nuove aperture rispetto al 2013: sembra quindi aver preso piede un diffuso clima di sfiducia, causato dalla stretta del credito e da un mercato che sta cannibalizzando le imprese più piccole, schiacciate da oneri troppo alti e una domanda interna ancora debole, conseguenza di politiche economiche mal calibrate che penalizzano i consumi e gli investimenti e che stanno distruggendo un tessuto, quello degli esercizi di vicinato, di grande importanza sociale. C’è bisogno di una svolta fiscale forte, tempestiva e vasta che alleggerisca la pressione fiscale su imprese e famiglie e favorisca l’autoimprenditorialità attraverso una adeguata formazione e regimi fiscali ad hoc per le start up di impresa.