GROSSETO – «Abbiamo scelto da che parte stare: NOI STIAMO CON SAVERIO MASI». Lo dice il movimento grossetano Agende rosse, che aderirà alla manifestazione nazionale a sostegno di Masi. «Noi abbiamo scelto di stare dalla parte di chi, in pieno isolamento, sta coraggiosamente andando avanti. Per questo, il 18 settembre dalle 16.30 alle 20.00 saremo a Grosseto in piazza la Vasca davanti alla Prefettura, in contemporanea con tante altre città d’Italia, in un sit-in informativo sulla sua storia ben rappresentativa di come la trattativa stato-mafia continui, ma c’è chi non si arrende. Si invitano tutti i cittadini sensibili e le associazioni a partecipare . All’uopo abbiamo creato un evento Facebook: Saverio Masi: Il coraggio della verità dove viene ampiamente descritta la vicenda del maresciallo Masi a questo LINK»
«Il Mar. Masi è il capo-scorta del magistrato più a rischio d’Italia – prosegue il movimento Agende rosse -: Nino Di Matteo. Ma prima di finire nelle scorte, lui era un bravissimo investigatore e lavorava nel Reparto Operativo dell’Arma. Prima di trasferirsi a Palermo era stato in Campania, dove aveva ricevuto encomi per l’eccellente lavoro svolto. Lui ha avuto il coraggio di denunciare i suoi superiori e ha messo a verbale che gli venne impedita la cattura di Provenzano già nel 2001, a pochi mesi dal suo arrivo a Palermo, e Matteo Messina Denaro nel 2004. Questo atto di responsabilità lo sta pagando a caro prezzo».
«Dal 2008 subisce ogni tipo di vessazione, dall’eliminazione dal reparto Investigativo fino al processo per una multa presa in servizio di cui il 30 ottobre ci sarà la sentenza in Cassazione – ricordano -. Il Mar. Masi ha testimoniato al processo Mori Obinu sulla mancata acquisizione del papello ritrovato a casa di Ciancimino ed è un testimone prezioso del processo sulla trattativa stato-mafia. Ad una domanda riferita all’ennesima denuncia subita dal Mar. Masi per un’intervista riguardante la sua storia rilasciata dai suoi avvocati, il PM del processo sulla trattativa stato-mafia Nino Di Matteo risponde: “Continuo a nutrire piena fiducia nel maresciallo Masi. Se mai, personalmente, mi sembra singolare che mentre, come è noto, a Palermo si cerca di verificare la fondatezza delle sue denunce, un’altra autorità giudiziaria incrimini per diffamazione gli autori delle suddette denunce e perfino i difensori e i giornalisti che la hanno rese note”»