di Daniele Reali — Tweet to @Daniele_Reali
SCARLINO – «Adesso è il momento di dare basta». Edoardo Bertocci torna alla carica sulla produzione dei gessi ossi e sulla probabile individuazione del sito dove stoccarli in futuro. Archiviata la vicenda che riguardava l’Agrigess, il fertilizzante prodotto dalla Tioxide (Leggi: Agrigess come fertilizzante, dubbi legittimi degli ambientalisti. «Non ci fu diffamazione») l’ex segretario provinciale dei Verdi lancia un nuovo monito alla Tioxide.
La multinazionale della chimica da anni produce nello stabilimento di Scarlino i gessi rossi come scarto della sua produzione industriale. I gessi, classificati come rifiuto speciale non pericoloso, attualmente sono stoccati nella cava di Montioni, ormai in esaurimento. Da mesi si è aperto il dibattito sul sito che dovrebbe accoglierli in futuro e tra voci e rumors una delle destinazioni possibili sarebbe la Cava della Vallina di Gavorrano.
«Contro questa soluzione daremo battaglia – dice Bertocci – e faremo tutto quello che ci è consentito dalla legge per opporci allo stoccaggio dei gessi rossi a Gavorrano e in generale in questo territorio. Chiederemo alla società di smantellare l’impianto che li produce perché, come dimostrato in altri paesi europei, oggi ci sono le tecnologie che permettono di produrre il biossido di titanio senza ottenere come scarto della lavorazione i gessi rossi. Per questo è giusto che il territorio si opponga e chieda che gli impianti siano adeguati».
Una posizione ferma e forte quella di Bertocci che si attiverà anche con i sindaci del territorio e in particolare con quelli di Gavorrano, Follonica e Scarlino.
«Spesso si parla del problema occupazionale- aggiunge Bertocci -: una volta il polo industriale di Scarlino contava più di 3.000 lavoratori. Adesso il numero si è ridotto e i posti di lavoro potrebbero essere assorbiti anche da una azienda di trasformazione di prodotti agricoli».
Anche il percorso dell’inchiesta pubblica, già proposto a Gavorrano dagli schieramenti politici, non convince Bertocci. «Se l’inchiesta pubblica fosse “deliberante” e quindi le decisioni assunte con quel metodo fossero vincolanti potrebbe andare bene, ma purtroppo, come già dimostrato in passato per esempio con l’inceneritore di Scarlino, non c’è la certezza che poi si tenga conto di quello che è stato deciso».
La soluzione per Bertocci è soltanto una: «o l’azienda cambia e produce in maniera diversa e senza produrre i gessi oppure è meglio che chiuda».