SCARLINO – «Allo stato delle conoscenze tecniche e scientifiche le ceneri di pirite non hanno impatti negativi sull’ambiente e la salute umana, come dimostrano ampi studi effettuati». Lo afferma Nuova Solmine Spa in una nota inviata alla stampa in cui precisa che non è sua abitudine «utilizzare la stampa, né prestarsi a strumentalizzazioni politiche di basso profilo; a seguito dei numerosi articoli recentemente apparsi sulla stampa locale, desideraiamo tuttavia precisare quanto segue, al solo scopo di informare correttamente l’opinione pubblica, riservandoci ogni azione di tutela nelle sedi opportune per danni reputazionali e procurato allarme. Ribadisce la propria totale disponibilità verso tutte le Istituzioni per un civico e costruttivo confronto nel merito delle questioni di pubblico interesse».
Ceneri di Pirite – «Nuova Solmine precisa che le ceneri di pirite non sono attualmente prodotte, ma sono state “ereditate” dalla precedente proprietà – prosegue la nota della società -. Nel 1988 la consistenza dello stoccaggio ammontava a circa 2.100.000 tonnellate ed era originato da un processo di produzione utilizzato fino a pochi anni prima: la produzione di acido solforico utilizzava, infatti, come materia prima la pirite estratta dalle miniere locali. Il sottoprodotto consisteva in “ceneri di pirite” molto ricche di ferro considerate un ottimo additivo nella produzione del cemento.
E’ opportuno ricordare che l’art 184/bis del d.lgs.152/06 definisce un sottoprodotto e non un rifiuto (ai sensi dell’art 183 comma 1, lett.A) qualsiasi sostanza che soddisfa tutte le seguenti condizioni:
• La sostanza o l’oggetto è originato da un processo di produzione, di cui costituisce parte integrante e il cui scopo primario non è la produzione di tale sostanza od oggetto;
• È certo che la sostanza o l’oggetto sarà utilizzato, nel corso dello stesso o di un successivo processo di produzione o di utilizzazione, da parte del produttore o di terzi;
• La sostanza o l’oggetto può essere utilizzato direttamente senza alcun ulteriore trattamento diverso dalla normale pratica industriale:
• L’ulteriore utilizzo è legale, ossia la sostanza o l’oggetto soddisfa, per l’utilizzo specifico, tutti i requisiti pertinenti riguardanti i prodotti e la protezione della salute e dell’ambiente e non porterà a impatti complessivi negativi sull’ambiente o la salute umana:
A nostro giudizio, le ceneri di pirite rispettano pienamente queste definizioni: sono state ininterrottamente utilizzate da terzi nel processo di produzione dell’industria del cemento; possono essere utilizzate direttamente, senza alcun ulteriore trattamento diverso dalla normale pratica industriale; allo stato delle conoscenze tecniche e scientifiche non hanno impatti negativi sull’ambiente e la salute umana, come dimostrano ampi studi effettuati.
In questi anni, la vendita delle ceneri di pirite ha permesso la riduzione dello stoccaggio da 2.100.000 a circa 560.000 tonnellate; l’entità del giacimento comporta, ovviamente, tempi di esaurimento medio-lunghi.
Le presunte anomalie evidenziate nello smaltimento di tali ceneri di pirite hanno portato la società a sospenderne la vendita in attesa di chiarimenti da parte del Ministero competente. L’ultima commissione tecnica del Ministero ha comunicato la riapertura della procedura di esame per valutare il prosieguo dell’attività di vendita».
Emissioni – «Allo stato attuale lo stabilimento di Scarlino registra emissioni massime per 400 mg/Nmc contro i 680 mg/Nmc fissati dalla nuova Autorizzazione Integrata Ambientale, grazie ad un intervento di 2,5 Milioni di €, concluso lo scorso giugno – si legge ancora nella nota -. L’allungamento dei tempi di adeguamento dell’impianto si è reso necessario per individuare le migliori tecnologie disponibili a livello internazionale. La complessità e l’entità dell’investimento avevano spinto l’azienda a chiedere preventivamente una proroga all’adeguamento dell’impianto; a seguito di una diffida del Ministero dello scorso marzo che imponeva alla società di ottemperare alle nuove prescrizioni nel termine di 10 giorni, l’azienda ha prontamente ottemperato agli obblighi, riducendo da subito i propri livelli produttivi.
Il procurato allarme di questi giorni non ha quindi nessun fondamento, essendosi la società comportata – come sempre – nel pieno rispetto delle norme e tenendo in somma considerazione la salute dei propri dipendenti, dei cittadini e dell’ambiente circostante.
Anche prima degli ultimi lavori di adeguamento dell’impianto, lo stabilimento emetteva comunque 46 mg/Nmc in più rispetto ai limiti fissati dall’Autorizzazione Integrata Ambientale, rilasciata sulla base della più recente normativa (rilevamento ARPAT relativo alla media del mese di marzo), parametri abbondantemente al di sotto dei 1200 mg/Mnc stabiliti dalle prescrizioni precedenti.
Piano di emergenza – «La Società non ha nulla da aggiungere rispetto a quanto già ampiamente esposto nel comunicato della Prefettura di Grosseto che chiarisce in modo esaustivo ogni dubbio relativo al Piano di emergenza previsto per Nuova Solmine».
«La Nuova Solmine – conclude la nota riepilogando storia e competenze dell’azienda – è un’azienda leader a livello europeo nella produzione e commercializzazione dell’acido solforico, che viene prodotto anche nello stabilimento di Scarlino con metodi e tecnologie all’avanguardia, nel pieno rispetto della sicurezza, della salvaguardia ambientale e della responsabilità sociale. Tutto ciò è dimostrato, fra l’altro, dalle numerose certificazioni che testimoniano il corretto comportamento della società.
La Nuova Solmine è una società del Gruppo Solmar che opera in Italia e all’Estero in attività diversificate; impiega 200 persone; il fatturato del Gruppo rappresenta il 12% del PIL industriale della Provincia di Grosseto e il 2% del PIL totale.
Lo Stabilimento di Scarlino registra infortuni zero dal 2002; i rapporti con le istituzioni e con il sindacato sono da sempre caratterizzati da correttezza rigorosa e rispetto dei ruoli.
La crisi economica che ha colpito duramente il Paese e la Provincia di Grosseto ha visto il gruppo fortemente impegnato a limitare i danni: la prova è costituita dall’incremento occupazionale sia diretto che indiretto realizzato negli ultimi 10 anni».