di Daniele Reali — Tweet to @Daniele_Reali
GROSSETO – Far parlare e diffondere il messaggio. È certamente questo uno degli obiettivi principali di una campagna di comunicazione e in verità la campagna per promuovere la Festa de L’Unità di Grosseto, in programma dal 29 agosto al 14 settembre, questo obiettivo sembra averlo centrato.
Da giorni, in città e sui social, è uno degli argomenti più discussi e commentati. In tanti si sono schierati a favore di “maxi cartelloni” disseminati in città, altri invece li hanno criticati. Ma si sa, questo è normale, e dopo la “polemichetta” sulla signora anziana che fa le corna (una delle foto utilizzate nei manifesti), stamattina, proprio su Facebook, le critiche si sono spostate su un’altra immagine della campagna e sullo slogan di questa nuova edizione della Festa.
Sul profilo di Christian Sensi, avvocato e già dirigente del Pd, è apparso prima il volantino di una campagna che risale al 2013 dell’Università Politecnica delle Marche e poi anche il manifesto principale: entrambi richiamano alla campagna che l’ateneo di Ancona aveva utilizzato un anno fa per promuovere i corsi universitari e gli incontri di orientamento. Si nota evidentemente che la foto in questione (quella del ragazzo con gli auricolari intento ad ascoltare musica) sia la stessa che è stata ripresa per la festa de L’Unità. Anche lo slogan è simile: quello dell’università è “Tutta un’altra musica”, mentre quello della Festa di Grosseto è “Si respira un’altra musica”.
Somiglianze che hanno subito provocato un dibattito molto partecipato che ha visto protagonisti, oltre a Sensi, anche l’assessore Luca Ceccarelli.
Ecco il post che ha suscitato la discussione di stamattina:
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Sul caso abbiamo sentito anche Davide Buzzetti, consigliere comunale Pd, che ha curato la campagna della Festa. «Personalmente – dice Buzzetti – sono molto soddisfatto del lavoro che abbiamo fatto, anche perché ho ricevuto molti “feedback” positivi (molti apprezzamenti, ndr). Certo che quando si fa qualcosa di po’ particolare ci sta anche che a qualcuno non piaccia. Dobbiamo dire però che gli obiettivi che ci eravamo prefissati li abbiamo raggiunti».
Sulla polemica delle foto già utilizzate nell’altra campagna, quella dell’università, e sullo slogan Buzzetti poi chiarisce. «Quel tipo di foto si comprano a stock, si acquistano i diritti per il loro utilizzo, limitato a un periodo di tempo definito. Ci sono dei siti dedicati dove vengono vendute foto per essere utilizzate dalle agenzie di comunicazione in tutto il mondo. Quindi è normalissimo che una stessa foto venga utilizzata per campagne diverse. Anche per lo slogan, sappiamo che non è originale, ma dire che è copiato mi sembra esagerato. È uno slogan risentito, un modo di dire, che abbiamo scelto proprio perché in questi ultimi mesi sono cambiate tante cose e quindi “Si respira un’altra musica significa proprio questo. Tra l’altro produrre una foto originale ci sarebbe costato troppo e quindi abbiamo preferito risparmiare».
E sulla parte economica anche Serena Remi ha spiegato che: «Abbiamo dato la priorità alla semplicità e al risparmio e tutta la campagna è stata fatta “inter nos” dai volontari».