AMIATA – «Con la centrale Bagnore 4, l’Enel si appresta a condurre in porto un investimento di 123 milioni che ne renderà 50 (quasi puliti) ogni anno per decine d’anni (310 milioni di kw/anno che venduti all’utente finale rendono circa 52.7 milioni di euro), un vero bengodi anche per gli standard della coraggiosa imprenditoria italica, tutta concentrata nell’unico settore certamente remunerativo, quello dei servizi indispensabili». A parlare è Sos geotermia e il Coordinamento dei Movimenti per l’Amiata che continua «su ogni kw prodotto con la geotermia, l’Enel acquisisce certificati verdi con i quali può mantenere in esercizio centrali a carbone senza pagare le penali previste dal protocollo di Kyoto. Al territorio amiatino, di questi prodigiosi incassi, l’Enel lascia 0,8 milioni per i salari dei 20 assunti e 2.6 milioni di “compensazioni ambientali” (ma solo per i primi 10 anni), una percentuale risibile del fatturato (4,9%) se commisurato con le royalties che incassano nazioni nordeuropee per lo sfruttamento del sottosuolo (la Norvegia, per citarne una, arriva ad incassare il 93% del fatturato). La favoletta della geotermia pulita è stata definitivamente smontata dallo studio Basosi/Bravi che equipara le emissioni delle centrali amiatine quasi a quelle a combustibili fossili (carbone, petrolio). Come si usa in Italia: i profitti vanno tutti ai privati (se ben relazionati con la politica) e a cittadini e territori, qualche briciola e tanto, irreparabile, disastro ambientale e sanitario. Noi continueremo la nostra lotta per difendere il territorio e la salute, augurandoci un ravvedimento, anche se tardivo, degli amministratori che già oggi iniziano ad avere qualche ‘dubbio’, affinché si chiuda il capitolo tossico della geotermia industriale e si cominci a lavorare per uno sviluppo legato alle potenzialità che l’Amiata, fortunatamente, ancora offre».