GROSSETO – «Per nostra indole non siamo contrari a chi lavora, a chi si ingegna per portare a casa un salario, a chi si sforza per non essere un numero nella lunga lista dei disoccupati, siamo però decisamente contrari a chi lavora in modo disonesto, beffandosi delle leggi, a chi per portare qualche soldo a casa mette a rischio la salute del cittadino e mette in crisi un intero sistema di filiera». Così parla Enrico Rabazzi, presidente provinciale e vice presidente regionale della Cia, riferendosi ai negozi di frutta e verdura low-cost presenti anche a Grosseto.
«La mia condanna – commenta con fermezza Rabazzi – è rivolta a tutti coloro che mettono sul mercato generi alimentari dalla dubbia provenienza spacciandoli per prodotti made in Italy e, nello specifico, al proliferare dei negozi di frutta e verdura low cost. A Grosseto, ma non solo, li abbiamo visti nascere e proliferarsi velocemente, negozi gestiti, a quanto ci è dato sapere, da stranieri che offrono prodotti a prezzi stracciati».
«Certo- precisa il vice presidente regionale Cia – una soluzione appetibile in un momento di crisi, dirà qualcuno, d’altra parte il low cost è una dei pochi argini ad una crisi che sembra senza fine ma attenzione mai mettere a rischio la salute del cittadino».
«Non so se sia il caso dei negozi di frutta e verdura low cost e se questi fanno i loro guadagni seguendo logiche sleali e poco chiare anche se spesso basta entrare in uno di questi esercizi ( a volte non serve nemmeno entrare perchè la merce è esposta sui marciapiedi a ridosso delle strade ) per capire che spesso non sono rispettate nemmeno le più elementari regole igenico-sanitarie».
«Non mi risulta poi che sui prodotti siano esposti i dati per la tracciabilità e questo lascia il campo ad ogni pensiero anche quello che la frutta e la verdura possano provenire da zone contaminate e pericolose. A ragion del vero dobbiamo anche dire che gli organi preposti hanno a rotazione posto sotto sequestro questi negozi low cost, ma senza successo visto che dopo qualche giorno gli stessi ripreso tranquillamente la loro attività».
«La nostra non vuole essere la guerra dei poveri” conclude Rabazzi “è la guerra dei poveri agricoltori che rispettano le regole e durano fatica a continuare ad offrire prodotti di qualità contro altri poveri che se ne infischiano. E sfido chiunque a dire che la colpa dei prezzi della frutta e degli ortaggi è conseguenza dell’avidità degli agricoltori. Per questo da una parte invito chi lavora a rispettare le regole della concorrenza al pari degli onesti, dall’altra auspico una decisiva e dura presa di posizione da parte degli organi preposti contro coloro che, con atteggiamenti criminali stanno danneggiando un settore e, potenzialmente, anche la salute della collettività».
«Io ho sempre combattuto i mille adempimenti burocratici attualmente in vigore, ma mai quelli che servono a fare del sano e buon cibo e comunque fino a che le leggi ci sono vanno rispettate da tutti».