di Lorenzo Falconi — Tweet to @LoreFalcons
RISPESCIA – La fotografia che restituisce il rapporto Ecomafia di Legambiente è di un’aggressione ai beni comuni senza sosta che nel 2013 ha riguardato nel 25% dei casi il settore agroalimentare con 9.540 reati, più del doppio rispetto al 2012, nel 22% dei casi le infrazioni hanno interessato invece la fauna, il 15% i rifiuti e il 14% il ciclo del cemento. Sono 29.274 le infrazioni accertate, più di 80 al giorno, per un giro d’affari che sfiora i 15 miliardi di euro. Queste le cifre drammatiche che testimoniano la floridità della criminalità ambientale nel nostro Paese nonostante la crisi economica in atto. «Un problema, quello della mafia, che ultimamente ha interessato anche le dinamiche ambientali, sviluppandosi in un modo sempre più sofisticato – ha detto il ministro della giustizia Andrea Orlando, intervenuto a Festambiente -. A questo aspetto però, possiamo controbattere con un prezioso lavoro delle forze dell’ordine, sempre in prima fila nella lotta all’ecomafia».
«I dati presentati sono preoccupanti – ha affermato Don Luigi Ciotti, presidente nazionale dell’associazione Libera -, troppo spesso la legalità viene usata come parola malleabile, ovvero solo se si ha un proprio tornaconto. Invece occorre una maggiore responsabilità da parte di tutti, compresi i cittadini che non possono essere tali a intermittenza».
«Quello dell’ecomafia è un sistema che non conosce crisi grazie all’intreccio di imprenditori senza scrupoli, politici conniventi, funzionari pubblici corrotti e criminalità organizzata – ha dichiarato Rossella Muroni, direttrice generale di Legambiente -. Un’imprenditoria ecocriminale caratterizzata da un vivace dinamismo, a cui fa da contraltare l’immobilismo della politica nazionale: il disegno di legge sui reati ambientali approvato alla Camera e la gestazione in Parlamento di un disegno di legge sulla corruzione sono iter necessari e a nostro avviso non più rinviabili. Invece, ancora una volta, sono bloccati. Senza l’approvazione della legge che inserisce i reati ambientali nel codice penale, sarà difficile istituire inchieste e colpire gli ecocriminali che nonostante i danni pesantissimi inferti alla comunità e all’ambiente continueranno a farla franca».