GROSSETO – Chiede maggiore attenzione la Cia Grosseto per voce del suo presidente provinciale Enrico Rabazzi, soprattutto per ciò che concerne il mondo della politica, spesso troppo distante dal comparto agricolo: «Prendo atto con soddisfazione dell’incontro avvenuto tra il Ministro Martina e i rappresentanti dell’industria dello zucchero e dell’impegno espresso a sollevare la questione della crisi del settore a livello comunitario nell’ambito del Semestre italiano di Presidenza del Consiglio dell’Ue, ma non posso non ricordare come questa vicenda rappresenti una brutta pagina di politica agricola frutto di scelte non coerenti e dannose per le imprese nazionali, toscane e anche della provincia di Grosseto». Così Enrico Rabazzi commenta la notizia della promessa fatta al comparto bieticolo-saccarifero da parate del capo del dicastero.
«Molte criticità legate all’agricoltura, non di rado, sono conseguenza di politiche scellerate e la storia della filiera dello zucchero in toscana ne è purtroppo chiara espressione. Molti ricorderanno come proprio la nostra Provincia fosse una delle zone più vocate alla coltivazione della barbabietola da zucchero, ma le incompetenti scelte dell’allora Ministro Alemanno, improntate sull’idea che si potesse fare a meno della produzione locale, hanno portato allo smantellamento dello zuccherificio di Cecina prima, e di quello di Castiglion Fiorentino in provincia di Arezzo poi e il conseguente, lento ma costante abbandono di questo tipo di coltivazione non più remunerativa proprio perchè venivano a mancare le strutture di trasformazione. Un danno purtroppo senza rimedio: oggi l’Italia ha perso un premio di 17milioni di euro previsti dalla Pac per gli accoppiati e destinati alla produzione della barbabietola; questo malgrado, sia lampante, cifre alla mano, che importare lo zucchero costa molto di più che produrre il nostro. La somma prevista infatti non sarebbe sufficiente a riattivare la filiera nella nostra regione a causa della scomparsa delle cooperative, delle strutture e degli stabilimenti di trasformazione».
«Bisognerebbe ripartire da zero – aggiunge il vice presidente regionale Cia – e in questa situazione congiunturale non è purtroppo possibile. Mi auguro che questa sia una lezione da non dimenticare per chi ha il compito i tutelare l’agricoltura e gli agricoltori. Lo zuccherificio era un’opportunità e l’abbiamo persa – conclude Rabazzi – l’auspicio ora è che per il pomodoro non si facciano scelte avventate e dannose: in Maremma abbiamo delle aree dedicate alla coltivazione e delle importanti strutture di trasformazione, perdere anche questa ricchezza equivarrebbe a decretare la definitiva sconfitta per la nostra economia provinciale».