MARINA DI GROSSETO – L’amministrazione comunale, per voce del sindaco Emilio Bonifazi, risponde alla critiche che una parte dell’opposizione aveva formulato circa i mondiali di vela dell’estate scorsa, giudicati come una sorta di spreco di risorse e di denaro pubblico nei confronti di uno sport di elite. «I mondiali di vela sono una grande occasione di visibilità per Grosseto – attacca il primo cittadino -, per trasformare Marina nel centro nazionale di riferimento del mondo della vela e per generare indotto turistico alle nostre località balneari e non solo (come dimostrano i numeri di flussi relativi a turisti, atleti, famiglie, tecnici e giornalisti ecc. ecc.). Il tutto condito da una serie di eventi sportivi, culturali e di promozione di assoluta importanza. Non mi sembrano elementi da poco ma qualcuno che, per altro, come dimostra il passato, di conti ne ha sempre saputi fare ben pochi, ha pensato di sparare cifre grossolane e false su presunte spese sostenute dall’amministrazione comunale nell’organizzazione dei mondiali di vela del 2013».
«La realtà è che quegli appuntamenti (Mondiale F18 e Mondiale Feva) li abbiamo coorganizzati con la Compagnia della Vela e grazie a tanti sponsor. Solo per fare chiarezza: tra spese di comunicazione, pubblicità, logistica a terra, infrastrutturazione tecnologica e recinzioni sono stati spesi poco più di 148mila euro. Dagli sponsor sono entrati oltre 147mila euro. Parliamo di 1000 euro di differenza a carico del Bilancio comunale 2013 – precisa Bonifazi attraverso i numeri -. Ecco lo scandalo secondo alcuni campioni dell’opposizione. Per arrivare alle loro cifre deliranti restano poi da considerare i 181mila euro spesi per ristrutturare la Colonia di San Rocco che, oltre ad ospitare i Mondiali di Vela e ad essere un centro di importanza internazionale, è anche sede di una scuola. Beh, chi contesta vada a spiegarlo ai cittadini che l’unica, e ripeto l’unica colonia comunale dove potevamo intervenire, non doveva essere ristrutturata. Insomma dicano loro alla cittadinanza che la dovevamo lasciare come era».