ISOLA DEL GIGLIO – La Concordia continua ad alzarsi e riemergere e il sollevamento che c’è stato durante la notte si apprezza anche ad occhio nudo. Soprattutto per chi osserva il relitto da Giglio Castello o da i primi tornanti sopra Giglio Porto, dove con lo sguardo si abbraccia la nave in tutti i suoi quasi trecento metri di lunghezza e non solo sul fronte.
Il ponte cinque, il ponte Italia, è completamente riemerso e stamani mancavano solo due metri per liberare anche il ponte quattro, il ponte Grecia. Poi sarà la volta dell’ultimo, il Belgio, a riemergere dalle acque.
Al momento la nave pesca per 25 metri a poppa e 26 a prua. Si dovrà abbassare di altri cinque per raggiungere l’assetto per la navigazione. Si lavora ancora ad una catena del cassone di poppa che in questi giorni ha dato i maggiori problemi, ma è solo una delle quattro con cui è legato allo scavo e non desta preoccupazioni. Intanto i mezzi utilizzati per mettere in tensione i cavi, il Ciclope e il Cosentino, già si sono spostati a prua per sistemare gli ultimi due cassoni da calare in acqua.
“Stamani sono state fatte le prime verifiche sul peso della nave. Avremo i dati precisi nel primo pomeriggio, ma i numeri al momento disponibili sono confortanti” spiega Maria Sargentini, che per la Regione Toscana presiede l’Osservatorio di monitoraggio sulla rimozione della Concordia che si è riunito anche stamani alle otto. Lunedì la nave era risultata 4.000 tonnellate più pesante del previsto rispetto alle 70 mila calcolate. Se alla fine ci fosse stata troppa differenza tra il tonnellaggio ipotizzato e quello reale, forse si sarebbe dovuto mettere di nuovo mano al progetto. Così al momento non sembra e l’errore rientrerebbe nei limiti di tolleranza.
Nella riemersione del ponte cinque gli operatori si sono imbattuti in sacche di acido solfidrico, l’H2S, il gas che sa di uovo marcio e che si origina dalla decomposizione di materiale organico. La presenza era comunque ampiamente attesa, il personale era preparato e non desta preoccupazioni e rischio per gli abitanti. Al contatto con l’aria infatti evapora in atmosfera.
Nel primo pomeriggio al quartier generale delle operazioni ci sarà una nuova riunione, per fare tra l’altro il punto sulle previsioni meteo per i prossimi tre giorni. Dopodiché, probabilmente, verrà deciso se far salpare la Concordia lunedì oppure martedì, quando la perturbazione prevista nei giorni scorsi e in transito verso sud si dovrebbe essere attenuata.
Sull’isola intanto continuano ad arrivare turisti curiosi: molti per visite dalla mattina alla sera. Tra loro nei giorni scorsi c’era anche un naufrago che la notte del 13 gennaio si trovava sulla Concordia con la famiglia, tornato sull’isola perché certi finali si guardano da vicino e non da lontano, per chiudere (definitivamente) una porta. Porta che nella chiesa di Giglio Porto vuole invece rimanere aperta: per ricordare l’abbraccio di quella notte ma anche che, al di là della grande (e indiscutibilmente unica) operazione ingegneristica che ha permesso il recupero della nave, quello sciagurato naufragio è stato dolore e trentadue persone sono morte. Così don Lorenzo, milanese trapiantato in Maremma, ha allestito nella chiesa una vetrina. Ci sono un quadro donato da un sopravvissuto, il Gesù e il Bambino della Cappella della Costa Concordia e tanti altri oggetti. Don Lorenzo ha tenuto della nave anche la coppa dove si conservavano le ostie consacrate. L’ultima reliquia ha trovato posto questa settimana: un contenitore con il gasolio recuperato dalla Concordia.