GROSSETO – «Quando fu posta per la prima volta, di fronte ai consiglieri comunali, la proposta della vendita delle Farmacie di Grosseto, sia in commissione che al consiglio comunale di marzo 2013, l’unica forza che si è posta il problema in maniera critica, nell’indifferenza generale è stata proprio il Partito socialista». Il Psi risponde così ad una nota di Sel in cui si rallegrava «per una sorta di cambio di linea politica del Partito socialista di Grosseto».
Il Psi non si oppose «per principio, anche perché, oltre a essere il secondo partito di maggioranza (il primo è il Pd), era solo a porsi il problema, ma ponendo vincoli stringenti alla vendita stessa – proseguono dal Partito socialista -, sollecitando per l’introduzione nell’eventuale bando di una precisa tutela dei lavoratori (leggasi divieto di licenziamento) e per un’adeguata tutela economica delle casse comunali, che appartengono in definitiva ai cittadini. Anche perché poi è inutile chiudere il recinto dopo che i buoi sono scappati».
«Così poi la successiva delibera di fine agosto, votata è vero anche dal Psi, ha contenuto l’imprescindibile emendamento proposto dal Psi, senza il quale questo partito non l’avrebbe per nulla votata. Ed è alquanto probabile che l’eventuale compratore non abbia fatto offerte stante il fatto che il bando di vendita conteneva il divieto di licenziamento e la maggiorazione del valore della società inseriti dal Psi – conclude la nota -. Pertanto il Psi conferma che non è per vendere le Farmacie Comunali Riunite S.p.A., piuttosto invece per valorizzare il non necessario Campeggio comunale, previa esecuzione dei lavori di messa a norma».