di Barbara Farnetani — Tweet to @Babi_Farnetani
GROSSETO – Due ragazzine, di 11 e 13 anni. Sono loro ad aver fatto scattare le indagini su un maremmano di 44 che amava intrattenersi su internet con bambine e adolescenti. Tutto era partito nel 2011. I genitori di una bambina di 11 anni di Piombino avevano contattato la polizia perché la figlia aveva inviato, ad un amico virtuale, su Messenger, una sua foto in biancheria intima. L’uomo si era finto un ragazzino, aveva iniziato questa sorta di relazione amorosa poi aveva invitato la ragazzina a mandare la foto e in cambio aveva effettuato una ricarica telefonica da 10 euro. I due si erano scambiati anche il numero di telefono che era intestato ad un cittadino marocchino residente a Grosseto.
La Polizia postale aveva dunque rintracciato il marocchino che però era caduto dalle nuvole, non solo non sapeva nulla della vicenda, ma non aveva neppure mai avuto il numero di telefono in questione. Il cellulare tra l’altro risultava sempre spento, le indagini si erano dunque arenate pur restando alta l’attenzione. Nel 2013 era però giunta una seconda segnalazione. Questa volta a chiedere l’aiuto della polizia erano stati i genitori di una ragazzina di 13 anni, grossetana. La minore aveva iniziato un’amicizia su Facebook con un ragazzino sconosciuto, sino ad inviargli una sua foto a seno nudo. Poi lui era diventato particolarmente insistente, voleva incontrare la giovane e lei, impaurita, ne aveva parlato con la mamma. Nel frattempo il falso profilo era stato chiuso. Ma anche in questo caso c’erano stati dei messaggi telefonici dalla stessa utenza.
Gli agenti sono dunque riusciti prima a circoscrivere la zona in cui abitava l’uomo tramite le celle che avevano agganciato il cellulare, poi sono risaliti alle altre persone contattate da quel telefono. 34 in tutto. Nella maggior parte dei casi uomini o donne con figlie adolescenti. In due casi però le persone contattate erano due ragazze maggiorenni che hanno garantito la loro collaborazione alla polizia aiutando ad identificarlo.
La perquisizione nella sua casa ha portato al sequestro di due computer portatili, svariate schede telefoniche (ma non quella usata per gli adescamenti) e telefoni. Il materiale sarà vagliato dalla sezione informatica ma la polizia ha trovato subito alcuni riscontri alle gravi accuse. L’uomo, un commesso di 44 anni, grossetano, non ha precedenti ed ha una relazione stabile. Anche per questo, forse, usava la scheda telefonica intestata al marocchino per i suoi contatti anche con donne adulte.
L’accusa per lui è di adescamento on line e produzione di materiale pedopornografico, oltre che di sostituzione di persona e indebito utilizzo di dati personali per la vicenda della scheda telefonica intestata al marocchino. Le indagini infatti stanno proseguendo: la scheda era stata attivata nello stesso negozio dove lo straniero aveva effettivamente acquistato altre utenze, e la polizia vuole chiarire se ci sia stato un furto di identità o se il negoziante utilizzasse i dati personali di chi comprava le schede per vendere utenze da usare per usi poco leciti.