GROSSETO – Sono ben 642 immigrati sono stati coinvolti da metà marzo a metà giugno nel progetto Fei (Fondo europeo per l’integrazione), finalizzato al riconoscimento delle competenze per la crescita dell’occupabilità. Di queste persone, 210 hanno deciso di attivare il percorso di validazione delle competenze informali previsto dal progetto, mentre 98 cittadini hanno ottenuto un’attestazione e 93 sono riusciti ad arrivare al credito formativo. I risultati sono stati presentati questa mattina, a Palazzo Aldobrandeschi, nel corso del workshop conclusivo a cui è seguito la consegna degli attestati. Il progetto Fei è cofinanziato dall’Unione europea e dal Ministero dell’Interno, e nasce con l’obiettivo di favorire il riconoscimento e la valorizzazione delle competenze degli immigrati, maturate fuori dai circuiti formali dell’istruzione e della formazione, spendibili ai fini della ricerca di occupazione. La Provincia di Grosseto è soggetto capofila, sono partner Confindustria di Grosseto, Coeso-Società della Salute Grosseto e Amiata Grossetana; Uncem Toscana; le associazioni Tao, Cittadini senza Frontiere, Moldovainitalia; Educazione Adulti.
«Abbiamo dato vita ad un servizio tanto utile quanto innovativo – commenta Cinzia Tacconi, assessore provinciale al Lavoro e alle Politiche sociali – che porterà benefici ai cittadini immigrati e al territorio in termini di integrazione e di sviluppo. Il tema della validazione delle competenze riguarda tutti i cittadini, italiani e stranieri, la Provincia di Grosseto ormai da tempo in linea con la Regione, sta puntando su questo nuovo modello per favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Questo specifico progetto è esclusivamente dedicato agli immigrati, che sono coloro che incontrano maggiori difficoltà formali, culturali e di lingua per il riconoscimento dei titoli di studio e delle competenze». Nel totale per quanto riguarda la partecipazione al progetto del fondo europeo per l’integrazione, il 42% riguarda cittadini provenienti dall’Europa Orientale, il 31% dall’Africa, il 10% dal Sudamerica, così come dai Balcani, l’1% dalla Russia.