GROSSETO – Il malfunzionamento del generatore diesel d’emergenza (Dge) della Costa Concordia la sera del naufragio del 13 gennaio 2012 “è stato determinato da un sovraccarico che è sopravvenuto appena è entrato in linea. I motivi che hanno portato a tale sovraccarico non sono ad oggi univocamente determinabili”. E’ quanto concludono i periti del tribunale di Grosseto nella perizia supplementare sul generatore d’emergenza, rispondendo a uno dei quesiti. La nuova perizia è il tema con cui il processo riprende oggi a Grosseto.
Il collegio dei periti risponde in aula alle domande dei giudici e delle parti del processo dove è imputato Francesco Schettino, anche oggi presente a Grosseto. Il malfunzionamento del generatore d’emergenza, sostengono i periti, “non ha avuto alcuna influenza sulla manovrabilità della nave a causa dell’inefficacia dei timoni sui non arrivava nessun flusso di acqua”, per quanto riguarda l’uso delle pompe di emergenza “vista l’ampiezza dell’allagamento nessun mezzo sarebbe stato adeguato allo scopo” e riguardo all’illuminazione della nave “si può affermare che non vi era nessuna parte di essa collegata direttamente alla linea di alimentazione di emergenza e quindi non ha avuto nessun conseguenza sull’illuminazione di emergenza della nave”. Nella perizia – che si basa sui sopralluoghi fatti a bordo del relitto il 23 gennaio e il 27 febbraio scorsi al Giglio – il malfunzionamento è riferito in particolare al “suo rallentamento” e all’”abbassamento della tensione prodotta”.
Sui motivi del sovraccarico i periti del tribunale ritengono che le “cause più probabili possono essere individuate nell’ alimentazione contemporanea di un numero di utenze non previsto in fase di progetto e un uso improprio della modalità di contro-alimentazione del Qep (quadro elettrico principale, ndr) in presenza di locali completamente allagati”. A determinare il sovraccarico, secondo i periti, “un ruolo determinante è stato ricoperto dal contemporaneo avvio di almeno 15 ascensori (non previsto nei documenti progettuali)” della nave che hanno provocato “un sovraccarico non eccessivamente gravoso, ma prolungato nel tempo”. Tutto ciò “ha determinato un funzionamento anomalo del Dge che ha portato in breve tempo al blocco della ventola di raffreddamento del radiatore e al conseguente surriscaldamento del motore del Dge, nonchè al successivo arresto per protezione da alta temperatura di acqua di raffreddamento”.
I periti, confermando indirettamente i racconti dei marittimi della Concordia già sentiti in aula come testimoni, hanno constatato che “il personale intervenuto per cercare di ripristinare l’alimentazione di emergenza ha operato in modo non convenzionale (chiusura forzata dell’interruttore 901 mediante cacciavite).
«In aula – afferma il Codacons – è stato fatto emergere il fatto che nel febbraio 2014 i periti hanno chiesto all’Ing. Mattazzi di Costa Crociere chiarimenti in merito ai file di manutenzione depositati dalla stessa Compagnia nel processo e che risultavano modificati in data 13 marzo 2012 cioè due mesi dopo il naufragio. L’Ing. Mattazzi risponde allegando una mail del 13 ottobre 2013 inviata da De Iaco (responsabile del sistema informativo di Costa) al Dott. Carella (Vice presidente di Costa), con la quale il primo dice al secondo che esiste una copia “congelata” (un’istantanea dei dati fatta nel febbraio 2012, definita “frozen”) tenuta da Costa in “cassaforte”, diversa da quella depositata da Costa stessa agli atti del processo, e che “occorrerebbe quindi un atto di fede affinché qualcuno creda che i dati frozen siano effettivamente veri».
Oggi al Teatro Moderno di Grosseto si sta tenendo una delle prime udienze, tutte ‘tecniche’, fissate dal collegio del tribunale da oggi a venerdì prossimo, per approfondire definitivamente i funzionamenti degli apparati della nave durante il naufragio.