TOSCANA – “Il turismo dovrebbe essere volano dell’economia in Toscana? Nella realtà le imprese turistiche sono usate come Bancomat dalle amministrazioni locali e i costi delle utenze e della tassazione prosciugano le risorse necessarie agli investimenti e alle assunzioni”.
Giampiero Poggiali, presidente regionale di Faita Federcamping Toscana, la federazione delle imprese del turismo all’aria aperta legata a Confcommercio Toscana, è molto duro nel presentare il report sulla Dinamica dei costi delle Utenze e dei servizi nei campeggi della Toscana tra il 2005 e il 2013.
“Il disagio dei nostri associati – campeggi e residence – sul continuo e sproporzionato incremento di tributi e utenze ha imposto al nostro Osservatorio sul turismo all’aria aperta in Toscana una verifica oggettiva sul campo. Lo scenario tratteggiato dai dati raccolti non solo conferma ma supera le amare constatazioni degli imprenditori del campeggio e del turismo all’aria aperta.”
E Poggiali entra nel dettaglio: “Dal 2005 al 2013 abbiamo subito aumenti medi annui molto sensibili, dell’8% per l’acqua e del 9% per l’energia elettrica, chesignifica oltre 4 volte il tasso di inflazione medio annuo. Insomma per un campeggio in soli 8 anni acqua ed energia sono aumentate rispettivamente del 64% e del 72%”.
“Le cose non vanno meglio per rifiuti e servizi: gli aumenti in 8 anni sono pari all’82% e 95%, si sfiora il raddoppio! Quel che è grave è che il settore produttivo viene eccessivamente penalizzato rispetto all’utenza domestica. E’ assurdo pensare che un nucleo familiare in vacanza possa produrre una quantità di rifiuti maggiore rispetto a quella ordinariamente prodotta tra le mura domestiche. E per altro i costi di raccolta dei rifiuti prodotti dalle grandi comunità, con un unico prelievo per centinaia di persone, sono decisamente inferiori ai costi di raccolta della medesima quantità di rifiuti prodotti dalle varie, singole utenze domestiche distribuite su un territorio comunale”.
Poggiali conclude: “Chiediamo con forza che ai campeggi non vengano applicate tariffe legate alla mera estensione della superficie occupata e che le amministrazioni locali modulino invece i tributi in base alle aree effettivamente adibite ad attività ricettiva, peraltro ad uso stagionale e non continuativo. Un trattamento fiscale più equo permetterebbe probabilmente alle imprese, già fortemente provate dal perdurare della crisi interna e internazionale, di ricominciare a investire e assumere”.