Torna l’appuntamento con la rubrica de IlGiunco.net “Hello Web, la comunicazione al tempo di internet”
a cura di Marco Gasparri*
Chissà se Beast, il dispositivo aiuterà sul serio gli Azzurri nella preparazione di ogni partita dei Mondiali brasiliani. Beast è un sensore che permette agli sportivi di monitorare l’allenamento sul proprio smartphone. E’ stato ideato da tre laureati del Politecnico di Milano ed è divenuto popolare da quando la nazionale italiana lo sta appunto utilizzando in Brasile per prepararsi al meglio per la Coppa del Mondo.
Il sensore monitora le performance di ogni atleta e le registra sul proprio smartphone mettendo in grado lo sportivo stesso o il proprio trainer di analizzarli e studiarli. Ogni singolo movimento viene analizzato in tempo reale e con dati ad alta precisione. Basta applicare un magnete dotato di algoritmo che riconosce i movimenti dell’atleta direttamente sugli attrezzi della palestra o sul corpo umano: in tempo reale forza, potenza e velocità dei movimenti vengono registrati sullo smartphone.
A scoprire questa innovazione dei tre giovani del Politecnico è stato Demetrio Albertini, vicepresidente della FIGC, che dopo averlo studiato ha finito per considerarlo addirittura fondamentale nella fase di preparazione che la nazionale italiana di calcio sta sostenendo per la coppa del mondo FIFA 2014.
E pensare che “all’origine di Beast c’è un mix di ingegno, fortuna e passaparola” racconta Lucio Pinzoni, uno degli ideatori. “Siamo tutti originari di Desenzano, amici da una vita, abbiamo frequentato insieme la Facoltà di Ingegneria Aerospaziale del Politecnico di Milano condividendo la passione per la tecnologia e per lo sport. L’idea di creare un sensore come Beast è di Tommaso, che voleva utilizzarlo per i suoi allenamenti personali in quanto fa parte della Nazionale Italiana di Football Americano. Ha condiviso l’idea con noi e insieme abbiamo sviluppato un sensore in grado di misurare le performance sportive” racconta. “All’inizio del 2013 abbiamo partecipato a Switch2Product, la competition del Politecnico di Milano, che ci ha aperto le porte di Polihub, l’incubatore d’impresa del Politecnico, e alla fine dello scorso anno abbiamo fondato la società Beast Technologies Srl”.
Ma, come dicono tutti i neoimprenditori, la sola idea non basta. A spianare la strada del successo del sensore Beast è stata la dea bendata. “Tommaso stava utilizzando Beast per i suoi allenamenti in palestra. Lo ha fatto conoscere agli amici, lo ha mostrato ai curiosi e poi è partito il tam tam del passaparola. Finché le voci sono arrivate all’orecchio dei preparatori atletici della nazionale di calcio che hanno contattato Polihub per conoscerci e vedere da vicino il dispositivo” continua il giovane ingegnere. “Colpiti dalla semplicità del meccanismo e dalla possibilità di utilizzarlo ovunque, hanno deciso di adottare il sensore per la preparazione degli azzurri durante i Mondiali” conclude Pinzoni.
Insomma il mondo dello sport non rimane certo indifferente alla tecnologia. Intanto i tre ragazzi hanno segnato il loro goal più importante creando una azienda intorno alla loro idea. In più Vittorio Haendler (27 anni), Lucio Pinzoni (27) e Tommaso Finadri (31) hanno già preso l’aereo. Destinazione Brasile, dove i tre ragazzi seguono i Mondiali di Calcio, non dagli spalti degli stadi ma direttamente dalla panchina degli azzurri.
* Marco Gasparri è Direttore di Studio Kalimero, agenzia di comunicazione e marketing. Si occupa da sempre di innovazione e di divulgazione di nuovi media e tecnologie.