GROSSETO – «Perché l’Ufficio caccia della Provincia di Grosseto si distingue sempre dagli Uffici caccia delle altre Province della Toscana? Forse politici e funzionari grossetani ritengono di doversi differenziare da tutti gli altri? O forse mancano i giusti collegamenti?» Lo chiede l’Associazione nazionale libera caccia che continua: «Perché la Provincia di Grosseto è l’unica in Toscana che non ha chiesto la caccia in deroga allo storno? Eppure tutti i grossetani ricordano i disagi che in molti hanno dovuto sopportare lo scorso inverno a causa del guano lasciato da questi uccelli. Per non parlare poi dei soldi spesi per i danni all’agricoltura, per ripulire le strade e per scacciare questi volatili».
«Perché la Provincia di Grosseto non segue l’esempio di altre Province Toscane chiedendo la caccia in deroga al piccione – prosegue l’associazioene cacciatori -? Eppure tutti dobbiamo spendere fior di quattrini per ripulire le grondaie dei nostri tetti dal liquame che vi si deposita. Per non parlare poi delle migliaia di euro di danni provocati alle colture agricole. Perché per fare la caccia di selezione bisogna per forza obbligare i cacciatori ad avere un computer o uno smartphone? Purtroppo da quest’anno per prenotare l’uscita bisogna farlo solo tramite internet e non più telefonicamente. Se mantenere il telefono era troppo costoso, considerando che quasi il 50% dei cacciatori è ultra sessantenne, perché non si è fatto come in altre Province Toscane facendo timbrare solo il tesserino venatorio?»
«Perché si continua ad aumentare il numero minimo dei partecipanti alle battute di caccia al cinghiale, da quest’anno 23 – si cheide ancora -? Eppure i dati della scorsa stagione dimostrano che questa scelta è stata un errore. Del resto, l’Ufficio Caccia stesso, pur mantenendo la legge, ha trovato una scappatoia per permettere alle squadre con un numero inferiore di partecipanti di cacciare comunque accoppiandosi con altre squadre. In questo quadro, aumentare il numero minimo di membri delle squadre non ha alcun senso. Perché si spendono tanti soldi per fare relazioni, trattati, conferenze sui lupi o cani ibridati e pochi invece per chi, dopo una vita di duro lavoro, vede andare in sfacelo la propria attività di allevatore? Ed infine, perché le altre Associazioni Venatorie tacciono? Chi tace acconsente dice un proverbio!»