Torna l’appuntamento con la rubrica de IlGiunco.net “Hello Web, la comunicazione al tempo di internet”
a cura di Marco Gasparri*
Il 30 Giungo entra in vigore il Processo Civile Telematico con il fine di velocizzare le pratiche legali. Due tribunali su tre non sono pronti a questo cambiamento.
Nella vita non si finisce mai di imparare. Ne sanno qualcosa gli avvocati che, il 30 giugno prossimo, dovranno misurarsi con l’entrata in vigore del Processo Civile Telematico. Da quella data in tutti i tribunali e corti d’appello i depositi dei ricorsi per decreti ingiuntivi e di tutti gli atti depositati dall’avvocato dopo la costituzione in giudizio dovranno avvenire in via telematica.
Il PCT è parte integrante del piano di E-Government della giustizia civile italiana per promuovere, attraverso le tecnologie, processo civili più rapidi. L’obiettivo del processo civile telematico è infatti l’informatizzazione di tutto il procedimento giudiziario civile, dalla gestione del fascicolo al giudizio in aula.
Ad oggi il PCT può dirsi esteso a tutti i procedimenti, ed all’intero territorio nazionale, con la sola eccezione di alcuni uffici giudiziari. Fino al 30 Giungo i depositi degli atti da parte degli Avvocati potranno essere effettuati sia nel tradizionale formato cartaceo, che per via telematica. Da quella data, invece, in tutti i Tribunali, il deposito degli atti sarà possibile esclusivamente per via telematica.
La domanda che sorge spontanea è se veramente il nostro Paese sia davvero pronto a questa “rivoluzione” in uno dei settori più legati a metodi tradizionali di materializzazione degli atti.
Secondo il Ministero della Giustizia la situazione è rosea poichè i depositi telematici a valore legale da parte di avvocati (attivati in 94 tribunali e 10 corti d’appello) sono stati circa 180mila, cioè il 56% di quelli effettuati da tutti i professionisti impegnati nei processi (oltre 31mila 6000 professionisti che hanno effettuato 319.496 depositi).
Tra dicembre e gennaio l’incremento percentuale dei depositi telematici è stato dell’85%.
Gli ambiti giudiziari maggiormente interessati sono stati il contenzioso (42%), il fallimentare (27%), le esecuzioni (26%). Gli atti oggetto dei depositi telematici sono stati in massima parte atti istruttori (57%) e ricorsi per decreti ingiuntivi (30%). Il ministero stima che, solo nel 2013, sono 43 i milioni di euro risparmiati grazie all’impiego dell’Ict in tribunali, cancellerie e studi legali.
Secondo Aiga – Associazione Italiana dei Giovani Avvocati, invece, il processo sembra partire “zoppo” poichè molti tribunali non sembrano pronti a questa nuova fase.
Questo il risultato di una indagine condotta su un campione di 80 Tribunali equamente distribuiti sul territorio nazionale, che ha evidenziato una diffusione non omogenea del Processo Civile Telematico.
Con riferimento alla fase monitoria, ad esempio, solo 36 Tribunali su 100 permettono il deposito del ricorso per ingiunzione, il pagamento telematico delle relative spese e l’emissione del decreto. Dunque, due Tribunali su tre sono in ritardo rispetto alla data di entrata in vigore del PCT. Tutto ciò potrebbe trasformarsi in un “collo di bottiglia” che potrebbe rallentare ulteriormente un settore che da sempre non brilla per velocità.
Ancora una volta, insomma, dimostriamo di non essere un paese per internet. Speriamo che nei prossimi mesi il Ministero imprima una accelerazione al PCT non vanificando l’idea di una rivoluzione importantissima.
* Marco Gasparri è Direttore di Studio Kalimero, agenzia di comunicazione e marketing. Si occupa da sempre di innovazione e di divulgazione di nuovi media e tecnologie.