FIRENZE – “Per la Costa Concordia siamo al secondo avviso ai naviganti, dopo quello dei giorni scorsi: per la demolizione del relitto o si prende in considerazione anche Piombino o tutta la Toscana si metterà di traverso”. Sono le prime parole di Enrico Rossi dopo le indiscrezioni uscite sulla stampa.
“In questi giorni – continua il presidente della Regione Toscana – sono stati molti i commenti festosi e le descrizioni preventive sulla sorta di spettacolo che dovrebbe svolgersi a Genova con il relitto della Costa Concordia, dimenticando persino che si è trattato di una tragedia. Noi in Toscana non possiamo dimenticarlo, e prima di tutto non possono il volontariato e la gente del Giglio che ha prestato i primi soccorsi ai naufraghi in quella notte del 13 gennaio 2012. Quanto al fatto poi che la destinazione debba essere per forza Genova, allo stato delle cose appare solo un desiderio: deve essere chiaro che noi non consentiremo a nessuno di mettere a rischio l’ambiente marino con operazioni che non garantiscano il massimo della sicurezza”.
“La valutazione delle cose spetta prima di tutto ai tecnici e in particolare all’Osservatorio presieduto dalla Regione Toscana: questo ha il compito di valutare le proposte in sede tecnica che Costa Crociere avanza per la rimozione del relitto. L’ultima parola non spetta quindi a un privato, come sembra dalla lettura dei giornali, e non spetta alla Compagnia, che è responsabile del disastro e che, in un primo momento, ha avuto persino l’ardire di avanzare la proposta oscena di far demolire la nave trasportandola fuori d’Italia, in Turchia; grazie ad alcuni filmati apparsi su tutte le tv si è capito finalmente a che tipo di demolizione si puntasse, in quale quadro sociale e con quali conseguenze ambientali”.
“Poi l’ipotesi Turchia è stata affondata insieme al Vanguard che fin lì avrebbe dovuto portare il relitto. In ogni caso allo stato delle cose le uniche carte che sono arrivate all’Osservatorio sono quelle relative al completamento del montaggio dei cassoni, previsto intorno alla fine di luglio. L’Osservatorio non ha al momento documentazione sufficiente relativa al rigalleggiamento della nave che deve essere fatto di fronte al Giglio e tantomeno relativa al trasporto con traino che, presuntivamente come si legge in alcune cronache, dovrebbe avere come obiettivo il porto di Genova”.
“Io non sono un tecnico – prosegue Enrico Rossi – ma mi permetto di avanzare un’obiezione intuitiva, basata sul senso comune: andare a Genova implica un viaggio lungo diversi giorni; la nave dovrà passare per tutto il Mar Tirreno e attraversare il Santuario dei cetacei rimanendo al largo senza possibilità di riparo in alcun porto, qualora dovessero cambiare le condizioni meteorologiche. Leggo inoltre, sempre dalle cronache, che la nave verrebbe attraccata ad una banchina a Voltri con il fondale intorno a 20 metri, dove verrebbero eseguite buona parte delle opere di smantellamento. Se questo fosse vero, ma non abbiamo ancora le carte, mi domando per quale pregiudizio o per quali interessi non si voglia prendere in considerazione l’ipotesi di Piombino”.
“Secondo il presidente dell’Autorità Portuale di Piombino, a settembre Piombino sarà pronta, potrà essere in condizioni migliore di Genova Voltri e avrà una banchina a cui attraccare la nave con un fondale di 20 metri, dove potranno essere eseguite le stesse opere di demolizione. Ma la differenza tra Genova e Piombino è sostanziale: Piombino è molto più vicina al Giglio di circa un quarto e i rischi ambientali verrebbero ridotti di altrettanto. A queste obiezioni dovrà essere data una risposta seria. Per questo noi chiediamo che venga presa in considerazione l’ipotesi di Piombino e che la si valuti attentamente, senza pregiudizi e soluzioni prestabilite. Per noi – conclude Rossi – al primo posto stanno le ragioni dell’ambiente sulle quali è lo Stato che deve farsi sentire e deve farsi valere”.