GROSSETO – L’Italia è il paese con il più alto livello di tassazione tra i paesi più industrializzati. Il peso complessivo del fisco (Total Tax Rate) sugli artigiani e sulle imprese ha raggiunto, nel 2014, il 63,1% (dato medio nazionale). In Toscana, ben quattro capoluoghi di provincia superano questa media (Firenze, Grosseto, Livorno e Siena). Dopo Firenze (pressione fiscale complessiva sulle imprese del 74,1%) troviamo la nostra città, con un Ttr che nel 2014 ha raggiunto il 68,10% (era il 67,1nel 2013, il 68,7 nel 2012 e il 60,8 nel 2011), con un incremento superiore al 7% (per l’esattezza 7,3) nell’ultimo quadriennio.
«La “macchina” del prelievo è una sorta di “mostro a tre teste” (nazionale, regionale e comunale) – dichiara il presidente di CNA Grosseto Riccardo Breda – che si nutre delle risorse e del lavoro delle imprese. Su ogni 100 euro di reddito prodotto da un’impresa maremmana, più di 68 vengono trattenuti dal fisco, con un reddito disponibile che si riduce a poco più di 30 euro. Premesso che per un’impresa la composizione del Ttr è di per se irrilevante, che siano i comuni o Stato a incrementare i tributi non fa differenza, è incontestabile il peso assunto dalla tassazione locale: prima “grazie” al passaggio dall’Ici all’Imu (140% medio in più con 14 miliardi di maggior gettito in tutta Italia); lo scorso anno con la Tares e oggi con la Tasi (l’impresa presa a riferimento è passata, in un solo anno, da 157 euro di Tares a 448 euro di Tasi, con un incremento del 179%)».
«Gli imprenditori della Maremma – dice il direttore dell’Associazione Renzo Alessandri – dovranno lavorare fino al 6 settembre solo per pagare le tasse mentre quelli di Arezzo (la città con il Ttr più basso tra i capoluoghi toscani), saranno in pari con il fisco “già” il 31 luglio».
«E i soldi che restano nelle tasche delle imprese una volta pagate le tasse ? Poco più di una miseria – aggiunge Breda – che non compensa né il rischio d’impresa né le responsabilità che, quotidianamente, chi ha scelto di intraprendere è chiamato ad assumersi. Si va infatti dal misero 25,9% che si mettono in tasca a Firenze, al 42,2% di Arezzo e al 31,83 per cento di Grosseto».
«Per rendere meglio l’idea – sottolinea Alessandri – si può fare l’esempio di un’impresa con 50mila euro di reddito annuo che, dopo aver pagato tutte le tasse si mette in tasca: 12.938 euro a Firenze, 21.114 ad Arezzo e 15.942 a Grosseto».
«Una situazione del tutto insostenibile – questa la sintesi che accomuna presidente e direttore di CNA di Grosseto – come si può pensare ad una ripresa economica, degli investimenti e dell’occupazione con imprese gravate da un tale fardello ?
È necessaria e inderogabile una (immediata) riduzione del carico fiscale su artigianato e PMI, una semplificazione di quegli adempimenti che (a livello centrale e locale), determinano costi indiretti enormi penalizzando, di fatto, la produttività delle imprese. E’ questa e solo questa, la precondizione che può restituire fiato e competitività al sistema economico in generale ed a quello locale in particolare».