di Barbara Farnetani — Tweet to @Babi_Farnetani
GROSSETO – Una sparatoria in pieno giorno, con armi d’assalto, forse dei Kalashnicov. Quando i rapinatori si videro scoperti non esitarono a sparare contro i carabinieri pur di aprirsi una via di fuga. I fatti risalgono al 2 maggio del 2012. una pattuglia di carabinieri stava percorrendo la strada sotto Tirli quando vide, fermo a bordo strada, un pick-up con a bordo due persone con i passamontagna.
I militari diedero subito l’allarme, anche perché sulla strada doveva transitare, di lì a poco, un furgone portavalori con oltre un milione di euro. I rapinatori, vistisi scoperti, si diedero alla fuga.
Gli uomini dell’arma non esitarono a darsi all’inseguimento e i malviventi non aspettarono ad aprire il fuoco. Due raffiche sparate con armi da guerra d’assalto, proiettili ad alto valore perforante. Uomini pronti a tutto, ottimi conoscitori del territorio, che riuscirono a guadagnarsi la fuga cambiando più volte mezzo (tutte rubate) sinché non si guadagnarono la fuga con un mezzo pulito.
Furono ore frenetiche, con posti di blocco e perlustrazioni in tutta la provincia. E proprio grazie a questi primi controlli fu gettato il seme che ha portato agli arresti di oggi. Durante i controlli fu fermato un uomo sardo, sopra un’auto “pulita”. La sua presenza ha insospettito i Carabinieri che hanno approfondito le indagini, che in questi due anni non si sono mai fermate e che hanno avuto un’accelerazione negli ultimi mesi sino a giungere all’arresto di questo fine settimana.
I due uomini, uno, 48 anni, che stava dentro al furgone e l’altro, 33 anni, il conducente dell’auto “pulita appunto, entrambi sardi, sono stati arrestati, su ordinanza della Procura, in provincia di Nuoro, e sono accusati di tentato omicidio, tentata rapina, furto aggravato e resistenza.
Solo per un caso (il furgone portavalori era in ritardo) e per la bravura della pattuglia che transitava di lì, i rapinatori non misero a segno il loro colpo. Le conseguenze avrebbero potuto essere ben più gravi, come avvenne a Massa Marittima, dove a perdere la vita fu il vigilante di scorta Raffaele Baldanzi.
«Si tratta di un modus operandi analogo ad altri eventi verificatesi in altre province – ha affermato il comandante provinciale dei Carabinieri Gerardio Iorio – ad opera di un vero e proprio commando altamente organizzato e specializzato nell’assalto ai furgoni blindati, gente con un lungo curriculum criminale che non ha esitato ad aprire il fuoco pur di crearsi un varco per la fuga». Nelle auto rubate e abbandonate furono trovate taniche di benzina, evidentemente il loro intento era di dar fuoco ai mezzi per cancellare ogni prova. Intanto le indagini proseguono per individuare gli altri appartenenti alla banda e collegare i malviventi ad altri colpi.
Ecco tutte le fasi dell’operazione condotta dai Carabinieri