GROSSETO – «Stipendi record per i manager della Banca di Credito cooperativo di Saturnia e Costa d’Argento (Scabanca). A confronto dei “colleghi” degli altri istituti cooperativi del Grossetano, sono quelli che hanno pesato di più in bilancio». L’analisi è della Fabi (Federazione autonoma bancari italiani) Toscana, il sindacato dei bancari che ha messo a confronto il cumulo degli stipendi dei dirigenti di tre crediti cooperativi nell’arco di 4 anni.
«Dal 2010 al 2013 gli amministratori sono costati un totale di ben 1.667.000 euro – afferma Stefano Tassi coordinatore Bcc Fabo Toscana -. Il confronto con le altre due Bcc della provincia di Grosseto evidenzia che in questi anni il consiglio d’amministrazione di “Scabanca” è costato 1.054.000 € in più rispetto a quello della Banca della Maremma, che ha dimensioni maggiori di Scabanca per lavoratori impiegati, crediti erogati e risorse destinate al territorio tra contributi, beneficenza, sponsorizzazioni, e 1.244.000 in più rispetto al management della Bcc di Pitigliano».
I dati sono stati raccolti e rielaborati dal Coordinamento regionale Bcc toscane della FABI, il sindacato di maggioranza dei lavoratori bancari con oltre 100mila iscritti in tutta Italia, sulla base delle notizie contenute nelle note integrative dei bilanci delle singole banche. «Dai numeri si evince che la fusione delle due Bcc, Saturnia e Costa d’Argento, avvenuta nel 2012 e da cui è nata Scabanca, non ha portato affatto a una razionalizzazione dei costi dei vertici, come inizialmente auspicato. Tutt’altro – ha proseguito Tassi -. Le remunerazioni del management appaiono ancora adesso ingiustificatamente eccessive e anche in contrasto con quanto raccomandato dal Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, che più volte in questi anni ha sollecitato le banche di credito cooperativo a ridurre i loro costi di gestione. Sollecitiamo, pertanto, i vertici della banca a stabilire criteri di remunerazione più equi e trasparenti».
«Se solo gli amministratori di “Scabanca” fossero costati quanto i loro colleghi delle altre BCC della provincia, oggi almeno 10 ragazzi della zona potrebbero avere un lavoro fisso in banca, se si stima che annualmente un giovane lavoratore assunto a tempo indeterminato costa all’azienda circa 30mila euro – precisa Tassi -. Inoltre parte di quelle stesse risorse, ad oggi destinate a remunerare i vertici, sarebbero potute essere investite per applicare condizioni migliori ai conti dei soci o per effettuare interventi a sostegno del territorio, delle famiglie e delle imprese in crisi».