FIRENZE – «Prima di inibire l’attività di promozione turistica della Maremma toscana, Rossi dovrebbe ripensare a quando, insieme con l’allora governatore Claudio Martini, la giunta regionale di cui anche lui era parte moltiplicava le sedi estere della Regione quasi fossero ambasciate. Allora il discorso non valeva per la Toscana rispetto alla promozione del ‘marchio Italia’ nel suo complesso? Ecco: oggi per la Maremma è la stessa identica cosa». Lo afferma il Consigliere regionale del Nuovo Centrodestra Andrea Agresti, che così si inserisce nel braccio di ferro ingaggiato dal Presidente della Toscana Enrico Rossi critico con la promozione autonoma di un ‘brand Maremma’.
«Rossi sbaglia», attacca Agresti. «Innanzitutto – argomenta – la Maremma non è Firenze, non è Siena, non è Pisa. Non è luogo di richiamo turistico ‘puntuale’ per offerta artistico-culturale, bensì è dotata di un appeal ‘diffuso’ dovuto alla conservazione di tradizioni antiche univoche che però, a seconda delle aree territoriali, si declinano variamente in gastronomia, agricoltura, allevamento, attività di pesca o attrattive paesaggistiche oltre che sì, anche qui, architettoniche e culturali. Si tratta di un vero e proprio ‘brand’ che non può altro che giovarsi di un marketing territoriale mirato il quale, del resto, nulla toglie alla promozione complessiva della Toscana ma, al contrario, vi concorre come valore aggiunto».
«Non vorrei – punzecchia Agresti – che invece il timore di Rossi fosse un altro, ovvero che la capacità di autopromozione della Maremma accenda uno spot sulle lacune della Regione in questo settore. Come dire? Magari Rossi avrebbe trovato più comodo essere il primo in una classe di asini, piuttosto che mordere la polvere di compagni di classe più solerti. Suggerimento per recuperare terreno: colleghi finalmente la Maremma e la Toscana al resto dell’universo-mondo facendo chiarezza sulla Tirrenica come sul futuro del sistema aeroportuale, e vedrà che tutti gli daranno un bel 10 con lode».