di Daniele Reali — Tweet to @Daniele_Reali
RIBOLLA – «A 60 anni di distanza la ferita rimane ancora aperta perché giustizia non fu fatta». Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, nel giorno del 60 anniversario dalla tragedia mineraria più grande d’Italia, lancia il suo monito proprio da Ribolla, dove nel 1954 morirono 43 minatori nell’esplosione del pozzo Camorra.
Ed è il suo l’intervento più atteso della mattina; una mattina scandita da gesti ormai entrati nella tradizione del piccolo paese che fu raccontato anche da Bianciradi e da Cassola. Ogni anno Ribolla ricorda il 4 maggio del ’54 con una particolare attenzione alla memoria delle vittime e di quel periodo storico in cui avvenne “lo scoppio” fatale. Ad accompagnare la Camusso, il sindaco di Roccastrada Giancarlo Innocenti, l’assessore regionale Annarita Bramerini e il presidente della provincia Leonardo Marras che da sindaco lanciò l’iniziativa “La miniera a memoria” a 50 anni di distanza dalla tragedia.
Ma a Ribolla in questo giorno di commemorazione erano presenti centinaia di persone tra rappresentanti delle istituzioni e semplici cittadini: tra loro il sindaco di Grosseto Emilio Bonifazi, l’assessore di Gavorrano Daniele Tonini, l’assessore di Massa Marittima Giacomo Michelini e una rappresentanza del comune di Monticiano e le delegazioni di Marcinelle (Belgio) e Liévin (Francia).
Toccante la cerimonia di commemorazione che ha visto muovere il corteo dei presenti, accompagnato dalla filarmonica di Torniella, dall’ex Cinema Mori, il luogo che fu trasformato nel ’54 nella camera ardente con i corpi delle 43 vittime, fino al monumento al minatore. Lì il sindaco Innocenti ha deposto una corona e il parroco di Ribolla ha benedetto il monumento.
«I lavoratori – ha detto la Camusso intervenuta sul palco subito dopo il sindaco e l’assessore regionale Bramerini – sono stati sacrificati per il profitto della Montecatini; episodi che purtroppo si ripetono anche oggi: pensiamo al rogo della Tyssen di Torino». E da Ribolla la Camusso ha voluto ricordare le crisi che oggi minacciano il lavoro come quella della Lucchini di Piombino. «Lavoro significa dignità e libertà, quando non c’è il lavoro anche la libertà è messa in discussione. Per difendere questa libertà c’è ancora bisogno delle organizzazioni dei lavoratori perché nessuno, neanche i più deboli siano lasciati soli».
«Per guardare al futuro e difendere il lavoro bisogna ricordarsi di quello che è successo e ricordare Ribolla significa anche difendere i diritti dei nuovi lavoratori».
La mattina si è chiusa poi con una rappresentazione dei bambini delle elementari di Ribolla che hanno inscenato un mini spettacolo, “La danza del minatore”, e con la cerimonia che è spostata al pozzo Camorra prima e al monumento alle vittime realizzato nell’azienda vitivinicola Zonin poi. Infine la santa messa in memoria dei minatori.
(per ingrandire cliccare sulle foto)
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