Torna l’appuntamento con la rubrica de IlGiunco.net “Hello Web, la comunicazione al tempo di internet”.
a cura di Marco Gasparri*
Cosa è l’equo compenso? E’un modo, previsto dalla legge, per compensare i detentori di diritto d’autore della possibilità che gli utenti hanno di usare dispositivi per fare una “copia privata” di contenuti. Traduciamolo in parole più semplici: con l’avvento delle nuove tecnologie è andato a picco il mercato dei CD musicali e video che alimentava, attraverso una tassa su tali prodotti, la SIAE. Per fare fronte a ciò lo Stato ha ideato l'”equo compenso” ovvero una gabella che in automatico ognuno di noi già paga quando acquistiamo una penna USB, un tablet o uno smartphone.
E’ insomma una “royalty” applicata sui dispositivi e pagata direttamente dai consumatori che incide sul prezzo finale del prodotto tecnologico acquistato, nell’ordine di alcuni euro. L’equo compenso, sempre passato in sordina, ormai in Italia lo paghiamo tutti da alcuni anni. La novità del momento è che il Ministro Dario Franceschini si sta apprestando ad aumentare ancora una volta l’incidenza di tale tassa sulle tasche dei cittadini.
Il solerte Ministro approverà l’aumento di questa gabella occulta a favore della SIAE con un passaggio dell’equo compenso dagli attuali 0,9 euro (per i vecchi cellulari) a 5,2 euro per gli smartphone; da 1,9 euro (per pc senza masterizzatore) a 5 euro per i tablet; 5 euro per le smart tv; l’aumento da 2,4 euro a 6 euro per i computer con masterizzatore; il passaggio da 0,5 euro per gigabyte a 0,9 euro per gigabyte per le memorie trasferibili.
Sempre per semplificare quando acquistate una memoria USB da 16 GB, magari destinata ad un uso lavorativo, ben 12,96 saranno destinati a questa tassa! Il paradosso c’è ancora di più per gli smartphone che quasi tutti i cittadini usano non certo per fare copia privata di musica o filmati, ma per telefonare e/o navigare in internet.
Stiamo parlando di un fiume di denaro – tra i 150 ed i 180 milioni di euro – che dalle tasche dei consumatori italiani spiccherà il volo verso le casse della Siae per essere poi distribuito tra varie categoria tra cui, ma non solo, gli autori cui spesso toccano le briciole.
Tutto ciò preoccupa enormemente anche l’industria Ict italiana che non capisce perchè il Governo che, a parole annuncia di voler investire in innovazione, internet e digitale, nei fatti non si faccia scrupoli ad aumentare in modo irrazionale le tariffe dei supporti e dispositivi digitali.
La realtà è che dietro tante belle parole, nei fatti, il Governo sta avallando ancora una volta gli interessi dei “poteri forti” in barba alla crescita ed alla competitività dell’Italia. Anche con Renzi non siamo un paese per internet.
*Marco Gasparri è Direttore di Studio Kalimero, agenzia di comunicazione e marketing. Si occupa da sempre di innovazione e di divulgazione di nuovi media e tecnologie.