SCARLINO – È botta e risposta tra il presidente di Nuova Solmine Luigi Mansi e il candidato sindaco di Scarlino Monica Faenzi. Dopo l’intervento di Mansi che bacchettava l’onorevole affermando che «Chi aspira a governare una comunità non può ignorare le politiche percorse ed i progressi registrati dei più importanti asset del territorio e, ancor peggio, non può impostare la campagna elettorale su inesattezze e falsità; bisognerebbe riflettere che un aspirante sindaco ha il dovere di proporsi come sindaco di tutti», a stretto giro arriva la risposta di Faenzi.
«Leggere un articolo fatto da un imprenditore che produce acido solforico nel cuore di Scarlino, in cui sventaglia certificazioni non richieste, in cui invita a non scegliere il cambiamento che Monica Faenzi rappresenta, dimostra tutta l’arroganza e il disprezzo di chi Scarlino la vuole immobile e assoggettata a poteri forti, e mi dà la conferma della veridicità dei miei “proclami elettorali”» precisa Faenzi.
«Ma quando la paura di perdere il potere genera il disprezzo, i tempi sono maturi per fare una rivoluzione – prosegue il candidato sindaco -. Mi rendo conto che rischiare di avere come sindaco una persona che ha più a cuore il territorio, la salute, e la gente faccia paura. Mi rendo conto che, anche dicendo soltanto che se sarò io il primo cittadino il Comune chiederà dei controlli terzi sulle emissioni e sui danni ambientali, risulto molto più scomoda di chi come il duo Bizzarri-Stella considera gli scarlinesi “il popolino”, ed è abituato a privilegiare pochi a scapito della comunità. Capisco quindi che a Nuova Solmine faccia paura Monica Faenzi, ma credo fermamente che non sia di me che dovrebbero averne».
«Pretendere un più cospicuo ritorno per la comunità, fa parte di quei doveri di un sindaco, necessari a rappresentare interamente una cittadinanza e il suo territorio. Cosa ha fatto Nuova Solmine per Scarlino – chiede Faenzi -? Quanti scarlinesi ci lavorano? Quanto ha sostenuto economicamente il Comune e il suo territorio? Persino, che squadra ha portato alla ribalta del calcio professionistico, lo Scarlino o il Gavorrano? E di contro, quanto ha avuto indietro dalle amministrazioni di quella sinistra sprezzante e furbetta che Bizzarri e Stella hanno così bene rappresentato? Quanto ha potuto costruire? Quanto è stata sotto la lente di osservazione del Comune in un territorio la cui valorizzazione turistica e ambientale è stata dimenticata per decenni?».
«La paura che dimostrano gli amici di Bizzarri e Stella è giusta, solo mal indirizzata: perché sono gli scarlinesi che conoscono le risposte, e le vedono finanche in un paio di palate di breccia buttate lì a un mese dalle elezioni per rendere decente l’ingresso del campo di calcio, come le vedono nel cemento colato e nella terra avvelenata per troppi anni senza avere neanche in cambio un futuro – conclude Faenzi -. Nemmeno calcistico».