GROSSETO – Il vescovo Rodolfo ha presieduto le solenni liturgie pasquali nella cattedrale di San Lorenzo: la veglia pasquale nella notte santa e la Messa della Domenica di resurrezione.
Nel pontificale di domenica, commentando il racconto della resurrezione così come narrato dall’evangelista Giovanni – che di quell’evento che ha cambiato la storia fu diretto testimone con Pietro e le donne – ha sottolineato come “tutti fecero fatica a credere nella resurrezione”; fu l’incontro con Gesù vivo che permise loro di vedere e credere “non solo – ha commentato mons. Cetoloni – che Gesù era veramente vivo, ma a molto di più. Lo dice Pietro nel suo primo discorso, a Pentecoste, rileggendo alla luce della resurrezione tutto ciò che Gesù aveva detto e fatto prima di essa e fino alla sua morte”. Vedere le bende per terra, incontrarlo di nuovo vivente, parlare con Lui “riempì gli apostoli della sicurezza che non solo era vera la resurrezione, ma che era vero anche tutto ciò che avevano vissuto in precedenza con Gesù, la speranza che avevano riposto il Lui”.
Celebrare la Pasqua, ha proseguito il vescovo Rodolfo, è “avere fiducia nella fedeltà di Dio, è riprendere coraggio ed entusiasmo nel testimoniare la nostra vita con Gesù vivo”, perché “con Gesù risorto ogni cosa cambia, è Lui che ci fa cambiare”.
“Chi crede in Lui è immerso nella sua vita – ha spiegato mons. Cetoloni – E’ immerso anche nella Sua vittoria sul male. Non è – ha ammonito il presule – che il male sia assente dal nostro orizzonte o la morte non esista più: no, ma la resurrezione ci dice che il figlio di Dio fattosi uomo come noi è passato dentro queste realtà: il dolore, la morte, le ingiustizie; Dio se ne è fatto carico, ha pagato con la sua vita ed è stato più forte anche dell’ultimo nemico, la morte. Se crediamo in Gesù – è stato l’invito del vescovo Rodolfo – questa sicurezza può abitare anche in noi, nei nostri rapporti, nelle pieghe di dolore e di tristezza: la resurrezione è come un filo d’oro che attraversa la trama del nostro vivere e la impreziosisce!”
Citando, infine, le lettera di san Paolo ai Colossesi – invitati, da risorti, a “cercare le cose di lassù” – il vescovo ha esortato a vivere in quest’ottica: “Certo – ha detto – abbiamo gli occhi per vedere le cose che non vanno nelle nostre relazioni, nel nostro mondo, ma con la resurrezione acquistiamo la certezza che non siamo impantanati in esse, ma che possiamo cercare ‘le cose di lassù’. E ‘le cose di lassù’ – ha spiegato – non sono le nuvole, ma è il modo di vivere da figli di Dio, nella libertà che Gesù ci ha insegnato. Questo – ha proseguito il vescovo Rodolfo – vuol dire essere cristiani: avere il Suo cuore, i Suoi sentimenti! Credere alla risurrezione ci impegna a guardare ‘ le cose di lassù’, ma anche a preoccuparci delle cose del mondo, a fare con serietà e passione i nostri doveri, a farci carico del bisogno di bene e di rinascita di tante situazioni che viviamo attorno a noi. Nel linguaggio cristiano questo si chiama carità, si chiama impegno – anche nel civile e nel politico – si chiama accoglienza, condivisione , può chiamarsi perdono”.
“Il sepolcro è vuoto, Lui non è lì – ha concluso mons. Cetoloni – come Pietro e Giovanni cominciamo a correre perché la resurrezione è il nucleo della nostra fede. Pasqua è fidarsi della Sua resurrezione per abitare con semplicità e coerenza la nostra vita”.
Alla concelebrazione della domenica di Pasqua in Cattedrale ha partecipato anche un diacono francese, che ha fatto tappa a Grosseto nel tragitto che lo sta conducendo, in un pellegrinaggio in bicicletta, a Roma dove domenica prossima assisterà alla liturgia di canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II.
La Caritas ha accolto per il pranzo di Pasqua circa 50 persone, con una decina di volontari che fin dalla mattina hanno lavorato per preparare al meglio la mensa e offrire un clima di festa e di fraternità. La mensa resta aperta anche oggi e nelle festività civili dei prossimi giorni.