GROSSETO – E’ stato rintracciato dopo lunghe ricerche il timoniere indonesiano della Costa Concordia Jacob Rusli Bin, che deve testimoniare a Grosseto nel processo contro Francesco Schettino. Lo si apprende dalla procura di Grosseto. L’Interpol è riuscita a rintracciarlo nella campagna di Djakarta e a notificargli l’atto. A questo punto, quando il tribunale avrà deciso la data della sua convocazione in aula, sarà da vedere se Rusli Bin deciderà di mettersi in viaggio per venire a deporre in Italia. Per mesi il timoniere Jacob Rusli Bin è rimasto irreperibile. L’indonesiano, che la sera del naufragio era al timone della Concordia e non comprese almeno due volte gli ordini di Schettino in prossimità degli scogli del Giglio, è tra i testimoni dell’accusa. Nell’ultima udienza del processo è emersa in modo chiara la difficoltà a rintracciarlo. Ma la questione si è finalmente risolta nei giorni scorsi.
Ora dipende dalla volontà di Rusli Bin di venire a Grosseto a deporre appena gli sarà comunicata dal tribunale la data della sua deposizione, mentre sembra improbabile – in alternativa – un accompagnamento coattivo dall’Indonesia. Jacob Rusli Bin è stato indagato e poi ha patteggiato un anno e otto mesi per omicidio plurimo colposo, lesioni plurime colpose e naufragio colposo davanti al gup di Grosseto nel luglio 2013. Intanto il processo sulla Costa Concordia riprenderà al Teatro Moderno di Grosseto il 14 e 15 aprile. Ad oggi sono confermati i testi in programma. Il 14 è prevista la testimonianza di Roberto Ferrarini, il dirigente di Costa Crociere che la sera del naufragio del 13 gennaio 2012 era a capo dell’unità di crisi di Costa, a Genova.
Il 15 toccherà all’hotel director della nave Manrico Giampedroni, il commissario di bordo che venne ritrovato alcuni giorni dopo bloccato nel relitto con una gamba fratturata e che i media ribattezzarono ‘commissario-eroe’. Entrambi, come Rusli Bin, sono stati indagati con Schettino, ma diversamente dal comandante sono stati ammessi al patteggiamento. Ferrarini – di cui rimane il mistero su cosa diceva al telefono a Schettino nelle numerose comunicazioni intercorse durante le drammatiche ore del naufragio – ha patteggiato 2 anni e 10 mesi, la pena più alta; Giampedroni, 2 anni e 6 mesi.