GROSSETO – La Parrocchia Maria SS. Addolorata di Grosseto, nel quartiere Gorarella, ha inaugurato la Casa parrocchiale della Carità, un complesso realizzato all’interno dei confini della Parrocchia, su terreno del Demanio dello Stato, che nel 2009 ha concesso l’autorizzazione a costruire. Alla cerimonia erano presenti, insieme al parroco don Roberto Nelli, il vescovo Rodolfo Cetoloni, il sindaco Emilio Bonifazi insieme agli assessori Goretti, Tei, Carosi e Monaci, il direttore del CoeSo Fabrizio Boldrini e tantissime persone della comunità e del quartiere. Nonostante la pioggia abbia costretto a celebrare la festa all’interno dell’auditorium parrocchiale e non all’aperto come previsto, è stato comunque un momento gioioso e lieto. Don Roberto ha ricordato la genesi del progetto ringraziando prima di tutto Dio: «E’ stato lui il protagonista», raccontando anche un aneddoto. «La scorsa estate erano finiti i soldi. Che fare? Ci siamo domandati. E abbiamo raccolto la sfida. Al Vescovo, appena arrivato a Grosseto, abbiamo chiesto la possibilità di aprire uno scoperto in banca di 120.000 euro con l’impegno a pagare entro un anno: posso dire che di quei 120.000 euro messi a disposizione dalla banca non abbiamo usato neppure un euro, tale e tanta è stata la generosità della gente».
Cecilia Buggiani, del Centro di ascolto della Caritas parrocchiale e coordinatrice dei 18 volontari che si alterneranno nell’accoglienza alla Casa della Carità, ha parlato di un’opera «…desiderata, pensata e voluta», nata dopo aver sperimentato «l’impotenza di fronte a tanti problemi delle persone che arrivano al centro di ascolto. Ci siamo detti che era indispensabile attivare un percorso di sussidiarietà». Cecilia Buggiani ha spiegato anche il perché della Casa della Carità: «Vogliamo un luogo segnato da relazioni significative, di rapporti sinceri, caldi, non giudicanti. Non un albergo a buon mercato. Fatti i muri – ha concluso – ora dobbiamo costruire gli uomini, perché se Gesù ci dice che i poveri li avremo sempre con noi, ci dice anche che la carità non avrà mai fine». Anche il sindaco Bonifazi ha espresso la gioia della città per quest’opera «che va ad inserirsi nella rete di solidarietà che istituzioni pubbliche e mondo del volontariato sociale offrono sul territorio».
Il vescovo Rodolfo Cetoloni ha offerto due parole per la riflessione: casa e benedizione. «Oggi – ha detto – o riusciamo tutti a far casa accogliente o tutto si sgretola». Benedizione «è dire il bene, come stiamo facendo oggi. Il bene, infatti, è diffusivo e allora come cristiani dobbiamo essere capaci di puntare al bene, dire il bene, guardare al bene: questo aiuta, ci restituisce fiducia ed evita che ci rinchiudiamo, perché tutti abbiamo diritto di star bene, ma non da soli». Al momento della benedizione della Casa, il vescovo Rodolfo ha donato alla Parrocchia una riproduzione in ceramica della stella di Betlemme. «E’ un segno – ha detto mons. Cetoloni – per ricordarci che con l’Incarnazione di Cristo nessuna persona può esserci estranea. Appendetela nella Casa della Carità per ricordarvi sempre che in ogni persona che accoglierete c’è il Signore della vita».
La struttura sorge su due piani, il costo complessivo è stato di circa 350.000 euro, frutto della solidarietà diffusa e senza un euro di contributi pubblici. Per la sua realizzazione la Parrocchia ha dato fondo a tutta la fantasia possibile per “inventare” iniziative che potessero permettere non solo di raccogliere risorse, ma anche di coinvolgere in questo sogno un numero sempre più ampio di persone. E così quello della Casa della Carità è divenuto il sogno di molti e ognuno ha messo il suo mattoncino. All’interno della Parrocchia è nato un gruppo di 18 volontari (per lo più uomini), che insieme alle suore si occuperà, a turni di due, dell’accoglienza serale di chi chiede di trascorrere la notte nella Casa della Carità. Sarà offerta un’accoglienza di tipo b (con gli operatori volontari, cioè, che non dormono nella struttura). L’accoglienza avverrà ogni sera, festivi compresi, dalle 19 alle 20.30; i volontari ritorneranno poi a mezzanotte per assicurarsi non vi siano particolari necessità. La mattina seguente gli ospiti dovranno lasciare la Casa tra le 8 e le 8.30 (salvo casi particolari, come febbre ecc…), perché chi viene accolto sia stimolato a riacquisire un minimo di autonomia e a superare le difficoltà che lo costringono a vivere senza una dimora fissa. Il limite massimo di pernottamenti notturni è di tre settimane.
Per questo tipo di servizio la Parrocchia è collegata allo sportello delle povertà estreme del CoeSo, che si occupa di indirizzare nei vari punti di accoglienza notturna della città coloro che chiedono un posto dove dormire, e all’associazione Le querce di Mamre.