a cura di Giulia Carri
CASABLANCA – Marianna Tirinnanzi, architetto di Castiglione della pescaia, dopo una laurea e un master a Firenze ha cercato lavoro in Italia dove l’unica possibilità era quella di lavorare gratis. Rifiutando la logica di questo sistema perverso, ha cominciato a cercare lavoro all’estero. Da tre anni lavora e prosegue la sua carriera a Casablanca in Marocca.
Perché hai scelto il Marocco?
“Il Marocco mi ha sempre affascinata per la sua musica, soprattutto quella tradizionale che ha la particolarità di fondere insieme influenze arabe, senegalesi e del mali nel suo ricco repertorio. Tre anni fa, desiderosa di conoscere il folklore marocchino, sono venuta in vacanza a Essaouira, cittadina del centro sud famosa per l’atmosfera liberale e hippy che l’ha contraddistinta negli anni ’70 ed è tutt’ora presente, e me ne sono innamorata. Dato che in Italia, prima di partire avevo mandato svariati curricula a studi di architettura che non mi hanno neppure risposto, ho pensato di trasferirmi un po’ in questa città e vedere cosa accadeva. Dopo due settimane ho trovato lavoro in uno studio di architetti francesi. Allora non parlavo neanche bene francese ne arabo, ho illustrato a gesti il mio portfolio ed i miei progetti, ma hanno creduto in me e nelle mie capacità.”
Era la prima volta che vivevi e lavoravi all’estero?
“No, nel 2010 sono stata sei mesi in Brasile, a Salvador de Bahia, per concludere il progetto della mia tesi di laurea.“
E’ stata una bella esperienza?
“Meravigliosa. Uno dei periodi più belli della mia vita. Era un progetto di architettura urbana che prevedeva un percorso formativo di sei mesi con un gruppo di adolescenti che vivevano nella favela. Per me è stato come realizzare un sogno, utilizzare l’ architettura nel sociale, per migliorare la vita di chi ha davvero bisogno, vivendo quotidianamente con le persone a cui costruirai le abitazioni e di cui, in quel modo, puoi davvero comprendere le necessità. Questo nell’architettura contemporanea è purtroppo un aspetto molto marginale.“
Nonostante la tua preparazione non hai avuto alcuna risposta per lavorare in Italia?
“No. La situazione lavorativa nel campo dell’architettura in Italia è disastrosa. Gli studi, famosi o meno, che comunque nonostante la crisi guadagnano, sfruttano la gigantesca offerta di nuovi architetti che ogni anno nascono in Italia. La cosa peggiore è che lavori gratis, con le stesse responsabilità senza alcuna, o pochissime possibilità di assunzione. Io ho sempre detto che prima di lavorare gratis come architetto, preferivo fare qualunque altro tipo di lavoro perché non avrebbe avuto senso dopo tutti gli anni di studio dedicati a questa professione.“
Se tornassi indietro faresti comunque architettura in Italia?
“Sì, perché l’architetto italiano, grazie alla nostra storia, ha sempre un grande rilievo nel mondo e la base culturale che l’università Italiana ti dà è il nostro punto in più rispetto agli architetti di altri paesi. Questo bagaglio culturale dovrebbe essere correlato ad altrettante possibilità di lavoro e apprendistato, questo manca al nostro paese.”
Adesso sei a Casablanca, come mai ti sei trasferita?
“ Dopo un anno che lavoravo a Essaouira, nonostante tutto andasse bene professionalmente, mi sono un po’ stancata del piccolo centro e volevo provare la grande città per ampliare le mie esperienze sia di lavoro sia personali. Sono anche musicista e avevo bisogno di un posto culturalmente più dinamico dove coltivare questa mia passione e parallela professione. Quindi a Giugno 2012 ho mandato un curriculum a Casablanca, nel pomeriggio dello stesso giorno mi hanno risposto e il Lunedì della settimana seguente ho firmato il contratto e ho cominciato a lavorare nello studio dove tutt’ora esercito. In questo caso sono stata fortunata, perché loro cercavano qualcuno che avesse esperienza nelle energie rinnovabili ed il master che ho fatto in Italia era specializzato in quel settore…”
Come ti trovi in Marocco?
“ Il passaggio dalla piccola cittadina molto tradizionale a Casablanca è stato impressionante. E’ una città cosmopolita e rumorosa, è il centro economico del paese. Attraversata da tantissime realtà e con una grande offerta culturale. Nonostante questo, è una città che ancora fatica ad essere completamente funzionale da un punto di vista tecnologico e di servizi. Piccole difficoltà pratiche quotidiane che a volte mi fanno uscire di testa! Ma alla fine si risolve sempre tutto per fortuna.”
E da un punto di vista sociale?
“ Questo è un tasto delicato… Le mie amicizie qua sono principalmente maschili, soprattutto colleghi sia architetti sia musicisti. Le donne, sebbene abbiano studiato all’estero e siano valide professioniste, prima del matrimonio vivono in casa con i genitori ed hanno un coprifuoco, non possono rimanere a dormire fuori. Come donna educata alla libertà in una famiglia femminista, vivo questa cosa come un limite, e mi manca molto l’amicizia tra donne. Le mie migliori amiche sono come me straniere che vivono qua. Rispetto comunque la loro cultura, le donne che conoscono non si sentono oppresse o limitate in questo ma lo accettano come un dato di fatto, una tradizione culturale che non possono neanche pensare di modificare perche sarebbe come sovvertire il sistema su cui si basa da sempre il loro paese.”
La Maremma ti manca?
“Sì, mi manca molto. La mia famiglia, i miei nipoti soprattutto, e i miei amici. Vivendo qua ho scoperto quanto mi manca e sono attaccata alla nostra terra. Il mare di Castiglione… Per questo quando vengo cerco di prendere ed assaporare tutto quello che posso, per portamelo qua in Marocco al mio ritorno e sentirne meno la nostalgia.”
Torneresti?
“Adesso no. Non so neppure se vorrei passare la vita in Marocco, ma non vedo troppe prospettive per lavorare seriamente in Italia a breve termine. Qua mi hanno dato delle possibilità che in Italia non avrei avuto, perché giovane e purtroppo, in alcuni casi perché donna. Vedremo in futuro che succede.”