GROSSETO – «Le asserzioni fatte da Bottinelli sono non solo infamanti, ma altresì strumentali, non sorrette da alcun dato oggettivo e ovviamente non rispondenti a vero». Questo è quanto si legge tra le motivazioni che hanno portato la Confederazione dei cacciatori toscani, l’associazione unitaria recentemente costituta da Federcaccia, Arcicaccia e Anuu in rappresentanza di 70.000 cacciatori della regione, a denunciare Giacomo Bottinelli rappresentante provinciale della Lav.
I legali dei cacciatori fanno riferimento ada alcune frasi di Bottinelli: “Ogni anno nella sola Maremma si distribuiscono novemila licenze di caccia senza accurati controlli psicologici. Per non parlare dei quasi novantamila cacciatori in Toscana. Stiamo dando armi letali in mano a evidenti squilibrati senza preoccuparci delle conseguenze…” «Il tenore denigratorio, diffamatorio e offensivo appare manifesto – proseguono i caccaitori -, ed è chiaramente rivolto nei confronti degli esercenti l’attività venatoria». Inoltre Bottinelli avrebbe commentato «il recente ritrovamento di carcasse di lupi in maremma, insinuando, dopo aver attribuito i fatti agli allevatori, anche e comunque una qualche responsabilità dei cacciatori. Un attacco gratuito, destituito di qualsiasi fondamento. Prendendo spunto dall’uccisione dei lupi, peraltro da egli attribuita agli allevatori, egli finisce per accusare i cacciatori di essere, in buona sostanza, pericolosi criminali, squilibrati, addirittura potenziali assassini, specialmente in ambito familiare».
«Se la mancanza di continenza e la offensività intrinseca (che pongono le dichiarazioni del tutto al di fuori del diritto di critica) sono manifeste – affermano ancora i legali -, è anche opportuno evidenziare l’insussistenza, a nostra opinione, di veridicità dei fatti presupposti, in quanto: 1) il rilascio delle licenze di caccia (abilitazione) avviene secondo un iter preciso; 2) esso è anche subordinato a certificazione medica. Inoltre, la licenza di caccia non abilita di per sé ed automaticamente al porto di armi, in quanto si tratta di separata autorizzazione di competenza non della Provincia, ma delle istituzioni nazionali. Insomma accuse non solo nei confronti dei cacciatori, ma anche delle istituzioni a vario titolo responsabili della nutrita serie di controlli previsti dalle vigenti normative per il rilascio della licenza di caccia e del porto d’armi. Auspicando che anche le istituzioni pesantemente chiamate in causa dal responsabile della Lav facciano la loro parte, la parola passa ora alla Magistratura».