GROSSETO – Il Vescovo Rodolfo, che in questi giorni si trova in Terra Santa, è stato informato del nuovo triste episodio di profanazione di una tomba, stavolta a Scarlino, e ha manifestato forte preoccupazione, unitamente al desiderio di far giungere ai familiari la vicinanza e la preghiera sua personale e di tutta la Chiesa di Grosseto. La Diocesi, attraverso il Vicario generale don Desiderio Gianfelici, si fa interprete dello sgomento del Vescovo, con queste parole: «A distanza di neppure un mese dalla tristissima notizia della profanazione di una tomba al cimitero cittadino di Sterpeto, la nostra coscienza è nuovamente turbata dall’apprendere che un episodio analogo si è verificato anche al cimitero di Scarlino».
«Il ripetersi di fatti tanto gravi quanto dolorosi – prosegue la Diocesi -, ci sgomenta e deve far preoccupare tutti coloro che hanno a cuore il senso del vivere sociale, dell’affettività, del rispetto e del culto per i defunti, del denominatore comune di valori a cui facciamo riferimento per una convivenza tra persone che umanizzi e non abbrutisca il nostro cuore. La Chiesa di Grosseto esprime vicinanza alla famiglia vittima dell’orribile gesto della profanazione della tomba e dell’assurdità di un oltraggio su cui non possiamo passar sopra riducendone la portata a semplice atto vandalico senza conseguenze sul piano umano e sociale».
«La Diocesi si unisce alla riprovazione generale e ripropone a tutti, con umiltà, ma anche con decisione, una riflessione sul senso del corpo e sul valore che dobbiamo dare ai resti mortali di chi ci ha preceduti nel cammino della vita – si legge ancora nella nota -: il corpo è il dono nel quale Dio infonde il suo “alito di vita”, è nel corpo che ogni creatura custodisce l’impronta indelebile del Creatore e non c’è nulla che possa giustificare un atto di profanazione, che offende la memoria, gli affetti, la sensibilità e deforma quell’impronta divina».
«Se rinunciamo alla riflessione collettiva dinanzi ad episodi tanto tristi e gravi – conclude la Diocesi -, rinunciamo anche a valorizzare la dignità che si cela dietro quei gesti di pietà verso ogni defunto, che si radicano nella convinzione profonda che ogni persona è un dono indisponibile, verso cui c’è sempre e solo da coltivare il rispetto anche dopo la morte. Guai ad abituarsi a fatti di questo tipo; guai a non provare smarrimento e sofferenza; guai a lasciarci vincere dall’abitudine al male: ne va della nostra capacità di umanizzare tutto ciò che dentro e intorno a noi pulsa di vita. Anche dopo la morte».