di Sabino Zuppa
CAPALBIO – Il Pd di Capalbio si priva delle primarie ma non si fa mancare le polemiche interne che potrebbero portare a spaccature pericolose del partito, in vista delle amministrative della prossima primavera. Continua infatti il battibecco tra l’ex candidata alle primarie, Maria Laura Berti, ritiratasi dalla contesa qualche giorno fa e Marco Donati, il segretario dell’unione capalbiese del Pd che è stato anche un assessore della giunta Bellumori. E dopo la diffida di quest’ultimo che ha annunciato provvedimenti disciplinari nei confronti dell’imprenditrice del borgo maremmano, torna in campo la Berti, apparentemente non preoccupata della volontà del Pd di Capalbio.
«La minaccia di eventuali risvolti disciplinari o penali non mi intimorisce – dice lei – se mai mi rende triste, sarebbe un ulteriore segno di debolezza dialettica del mio partito, se espelle il dissenso. Capisco la necessità di mandare tutto “in cagnara”, ma io rispondo in prima persona delle mie azioni. Non sono strumento di nessuno e non strumentalizzo per i miei fini personali, ne per quelli di terzi o di altre istituzioni. Non voglio essere confusa con gli ex componenti di questo direttivo: mi sono sempre attenuta alle regole democratiche che il partito si è dato. Nel corso degli anni ho espresso i miei dubbi e le mie perplessità nel luogo dove questo deve essere fatto, all’interno del direttivo, ma altrettanto non è avvenuto per alcuni assessori Pd dell’amministrazione poi decaduta: in quel caso, per loro, nessuna sanzione disciplinare, né tantomeno, per coerenza, hanno avuto la sensibilità di offrire le dimissioni».
«L’unico metodo di cui vedo fatto tesoro – continua lei – è la prassi di ricorrere alle norme, se necessario anche distorcendole un po’, per allontanare le voci fuori dal coro, di condannarle senza indagarne la fondatezza, oltre alla completa assenza di autocritica. Quindi non voglio sentir parlare di “valori sani e volti al bene comune”, se con questo slogan si nasconde un’azione di governo, quello della ex amministrazione della quale il segretario Donati è stato parte integrante, che ha determinato un danno economico che ricadrà pesantemente sul l’intera comunità capalbiese, per aver inseguito il consenso di una ristretta minoranza. La tutela della sostanza del Partito Democratico – conclude lei – si persegue non solo nelle parole ma soprattutto con i fatti. Quanto ai miei “requisiti”, auspico che tutti i candidati e i membri del direttivo possano esibire, come ho fatto io, certificato dei carichi pendenti e casellario giudiziario, immacolati. Per questo ritengo di non aver nulla di cui arrossire».