di Lorenzo Falconi
GROSSETO – Si aggravano le condizioni della crisi economica che colpisce sempre più le categorie socialmente esposte. interi nuclei familiari che ricevono assistenza, uniti ai casi di distribuzione di cibo e vestiario e, oltre a quelli di emergenza abitativa. Numeri che testimoniano la crescita esponenziale e acuiscono il disagio sociale. Basti pensare che nel 2013 sono stati 4159 gli interventi effettuati, mentre erano 3623 nel 2012 e “solo” 2217 nel 2011. Lo sanno bene le associazioni di volontariato come Anteas e Ronda della Carità che con una attività costante toccano con mano le problematiche di chi ha notevoli difficoltà a mettere insieme il pranzo con la cena. «Senza il prezioso contributo di volontariato da parte delle associazioni non saremmo in grado di far fronte all’emergenza – spiega il sindaco Emilio Bonifazi -. Come amministrazione mettiamo a disposizione i locali per dare un tetto temporaneo a chi non ce l’ha, contribuiamo con le nostre mense, teniamo alta la spesa sociale, ma è un dovere morale stare a fianco di chi aiuta i soggetti più deboli e porta avanti il concetto di solidarietà». Le stesse associazioni, anche in collaborazione con i servizi sociali del Coeso-Sds, gestiscono le 5 stanze più servizi di via De Amicis che sono in grado di ospitare ogni notte 10 persone, soprattutto nei periodi più freddi. «Ma abbiamo stabilito di affidare a breve altri due locali adiacenti – ha aggiunto il sindaco – che consentiranno di ospitare almeno altre 5/6 persone per notte. E poi vanno considerati – ha proseguito Bonifazi – i 4 posti letto al Cottolengo gestiti dall’associazione “Querce di Mamre” e tra poco anche un mini appartamento per 2/3 persone e due stanze per 4 o più persone alla Parrocchia dell’Addolorata».
Tra le persone che vivono per strada si registrano soprattutto individui di sesso maschile, ma ultimamente, tra le donne, c’è una preoccupante crescita di soggetti a rischio. Per rendersi conto della problematica basta analizzare il registro dei pacchi e derrate alimentari distribute. Il numero di famiglie intercettate a fine 2012 era di 10 nuclei, sono diventati 68 nel giro di un solo anno. Quanto ai chilogrammi di alimento distribuiti, in 365 giorni si è passati da 180 a 813, con un incremento che purtroppo riguarda anche i minori interessati dal servizio di volontariato, passati da 16 a 47. «Non facciamo carità, ma solidarietà – spiega Gianfranco Benigni di Anteas -. Cerchiamo di condividere il problema con i meno fortunati e nel portare i generi alimentari, cerchiamo di non far scendere per strada le famiglie, anche per una questione di dignità». Il legame con la Ronda della Carità è molto stretto, tra due associazioni che hanno trovato la giusta forza e il coraggio per fare sistema. «Cerchiamo di curare i rapporti con le persone, con quelli che noi amichevolmente chiamiamo “compagni di strada” – osserva Massimo Nannini della Ronda della Carità -. In 5 anni la situazione è molto peggiorata, prima l’eccezione era trovare 25 persone bisognose di aiuto per strada, ora la media è di 55 interventi per notte».
Tra i volontari ci sono anche i così detti “raccattabriciole”, coloro che fanno il giro dei bar, dei ristoranti e delle pizzerie per raccogliere gli alimenti in eccesso a fine giornata. Una rete di solidarietà che tante volte riserva piacevoli sorprese con i grossetani che più volte hanno dato esempi di buon cuore. C’è dunque un monitoraggio costante eseguito per strada nei confronti di un problema sociale crescente. Se ne sta occupando anche Coeso, con i suoi operatori, tra cui Alberto Castagnini: «Abbiamo sempre cercato di mantenere in piedi la rete delle realtà del territorio – precisa -, anche perché si si danno risposte-tampone non si riesce a iniziare un percorso di inclusione sociale».