di Lorenzo Falconi
GROSSETO – La sua presenza allo stadio non è particolarmente fortunata in questa stagione. Piero Camilli arriva di persona allo Zecchini per assistere alla semifinale di Coppa Italia di Lega Pro, ma resta inevitabilmente deluso. Il 2-1 incassato a domicilio fa arrabbiare il patron unionista che a fine gara è il solito fiume in piena. «A Grosseto manco io e si vede, perché questa squadra gioca senza rabbia e commette una serie di errori inammissibili. Unico aspetto positivo che a giugno i giocatori vanno tutti in scadenza, sono dei mercenari, quindi chi arriverà troverà una società pulita – puntualizza – Non è una minaccia, ma restano tre mesi per prendere il Grosseto. Il problema è che nessuno lo vuole perché non è una piazza appetibile per fare calcio». Camilli torna poi sulla mancata finale da parte del Grifone: «Dispiace per l’eliminazione perché voglio bene al Grosseto e oggi mi sono arrabbiato per la prestazione di una squadra inguardabile. Qualcuno mi dice “Camilli non li pagare”, ma io ho sempre pagato tutti i giocatori e non sono mai stati presi punti di penalizzazione per gli stipendi non retribuiti. Sono fasi della vita in ogni caso, sono arrivato qua a 49 anni, adesso ne ho 64, quindi è anche ora di lasciare».
Niente di nuovo sotto il sole in pratica, in sintesi il Grosseto resta in vendita ma nessuno lo vuole secondo le parole di Camilli. Intanto però, anche il secondario obiettivo stagionale della Coppa Italia svanisce dopo una brutta prestazione, con Acori che si prende le responsabilità del caso: «Al di là degli episodi abbiamo fatto una brutta partita, dopo il gol subito ci siamo abbattuti e questo non deve succedere. I ragazzi si impegnano, ma nel secondo tempo abbiamo fatto fatica a mettere insieme tre passaggi di fila. Mi prendo tutte le responsabilità di questa sconfitta. Domenica contro il Frosinone mi attendo una reazione».