a cura di Daniela Belloni
GROSSETO – A Grosseto si è tenuto un doppio incontro, che ha visto partecipare Antonio Ingroia, magistrato antimafia che ha lavorato presso la Procura di Palermo e che recentemente, abbandonando con difficoltà questo lavoro, ha deciso di scendere in politica.
La scelta di Grosseto per queste due conferenze, non è stata un caso. Oggi infatti, si può confermare che sia nato ufficialmente il movimento di “Scorta civica di Grosseto”, un comitato antimafia formato da cittadini con l’intenzione di mobilitare, sensibilizzare ed informare i cittadini, ma anche di sostenere e dimostrare solidarietà ai magistrati che, svolgendo il loro compito, si impegnano a far vincere la giustizia e la legalità.
“Scorta civica” nasce a Palermo il 20 Gennaio 2014, da un comitato di cittadini che intendono impegnarsi civilmente a tutela della Costituzione e della legalità, promosso davanti al tribunale cittadino, con un picchetto in pianta stabile. Subito dopo, ha preso campo anche in tante altre città italiane. Ed è proprio al movimento di Palermo che si sono unite tante associazioni antimafia, soprattutto a sostegno di Nino di Matteo, magistrato che, recentemente, ha ricevuto la minaccia di morte da parte di Totò Riina, perché sta portando avanti il processo a carico di Mario Mori, ex prefetto, e sulla presunta trattativa che c’è stata tra lo Stato e la mafia.
Antonio Ingroia, che ha apprezzato particolarmente l’intervento di tanti giovani, oltre a discutere sul presunto accordo Stato-mafia, sulla storia di Cesare Terranova, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino con le stragi del 1992, sull’attentato dei Georgofili a Firenze nel 1993, sul legame della mafia con la politica e con l’economia, ha voluto presentare il suo libro “Io so”, commentando con “vorrei dire ai giovani che è fondamentale recuperare la memoria della storia italiana, al di là di questo ventennio. Vorrei dire loro che devono assolutamente provare a ricominciare dal patrimonio, andato in parte disperso in quel ’92 con lo stragismo.. per costruire un futuro di legalità. L’Italia migliore è lì, in quel pezzo di storia che le stragi hanno tentato di cancellare. Da lì, da quel patrimonio etico e morale, bisogna ricominciare”.
Con il pacchetto di eredità ed informazioni lasciate da Falcone e Borsellino nei loro anni di processi alla mafia e di studi sulla presunta trattativa con lo Stato, ha concluso l’evento parlando di “Vent’anni contro”, libro che ha scritto insieme a Gian Carlo Caselli, magistrato che ha lavorato a Torino e soprattutto a Palermo, dove ha ottenuto dei risultati molto importanti nella lotta alla mafia.