FOLLONICA – Continua a Follonica il confroto tra i candidati alle primarie del centrosinistra. Tra i temi più dibatutti quello del turismo e quello del lavoro. Gesuè Ariganello proprio in tema di lavoro propone la sua ricetta, fatta di quattro punti. Al primo punto Ariganello mette il turismo. «Follonica deve ritornare accogliente. Primo obiettivo per una città è quella di presentarsi bella, pulita e ricca di vita; per fare questo occorre subito un piano di manutenzioni straordinario che rimetta in sesto la città. Facendo questo torneremo ad accogliere i turisti non più con le cartacce e le buche, ma con i fiori e i marciapiedi sistemati».
Turismo sì, ma bisogna fare impresa dice Ariganello. «Prendiamo spunto dalla Versilia, dalla Romagna; li hanno capito come si fa. Essere squadra è fondamentale. Basta coi campanili, siamo un territorio ampio, e se vogliamo giocare un ruolo in Italia e nel Mondo dobbiamo stare tutti assieme: Massa Marittima , Follonica, la Val di Cornia e la Maremma tutta. Diamo spazio alle imprese, agli albergatori che vogliono ampliare i servizi e le strutture, e aiutiamoli a organizzare eventi, facendo una task force che davvero si impegni a calendarizzare e organizzare eventi tutto l’anno».
Al terzo posto Ariganello mette la rivisitazione della tassa di soggiorno. «La tassa di soggiorno va rivista e destinata al 100% alla promozione turistica e all’organizzazione di eventi. Puntiamo sugli eventi sportivi, sul golfo e sulla vela, e destiniamo fondi veri e mirati, invece di darli a pioggia».
Il quarto punto del candidato prevede di aprire nuovi spazi di turismo. «La nostra città ha tante ricchezze, prime fra tutte il clima e la qualità del territorio, ma questo non basta per attirare turisti: dobbiamo dare servizi e caratterizzarci in settori precisi, che ci distinguano dagli altri. Per questo penso ad un centro Europeo di turismo delle disabilità, penso a strutturare dei progetti che facciano di Follonica il golfo degli sport, come la vela, il trekking, la montain bike, valorizzando le strutture che oggi non utilizziamo o che utilizziamo solo in parte».