FIRENZE – “Tracciare insieme una linea politica precisa per le calamità naturali che, toccando ferro, potranno venire nel futuro”. Così Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana, in una “sala Pegaso” di Palazzo Strozzi Sacrati, a Firenze, particolarmente affollata da sindaci e assessori comunali chiamati da lui stesso a dire la loro su un trittico di proposte avanzate dopo le recenti esperienze legate ad eventi alluvionali verificati su territori in grandi difficoltà nel reperire le risorse necessarie.
Rossi, con l’assessore Anna Rita Bramerini a suo fianco, ha chiesto ai sindaci un consenso di fondo su tre tipi di richieste da avanzare al governo centrale: la sicurezza che da ora in poi tutti i cittadini italiani, ovunque essi abbiano la residenza, colpiti da calamità naturali si vedano riconosciuti dallo Stato lo stesso trattamento ad esempio sul pagamento dei danni, sulle scorte e sul dilazionamento delle tasse (“I cittadini sono stati trattati in modo difforme e questo non è accettabile”); la disponibilità dello Stato a collaborare con le Regioni negli interventi (“fondamentali”) di prevenzione; la disponibilità dello Stato a pagare, agli Enti Locali, le spese per le somme urgenze venendo così incontro anche alle difficoltà giuridiche collegate ai vincoli finanziari che ingessano gli enti locali (“Non si può morire per Maastricht e neppure per il Fiscal Compact, non si può morire affogati o franati”)
Rossi, in particolare, ha ribadito la necessità che lo Stato intervenga sulle azioni di prevenzione mettendo a disposizione della Regione Toscana risorse annue, per almeno un decennio, almeno pari a quelle stanziate dalla Regione stessa. “Siamo disponibili – ha spiegato – a stanziare 50 milioni ogni anno e se una cifra almeno analoga arrivasse dallo Stato, nel giro di un decennio avremmo reso sostenibile una adeguata attività di prevenzione su un territorio che ne ha evidente bisogno”. Molti gli intervenuti nel successivo dibattito con un sostanziale consenso dei primi cittadini sulle proposte di Rossi.