GROSSETO – La Tares è «un’imposta iniqua che di fatto si configura come una tassa sui figli, contro ad ogni elementare buonsenso e contro anche ai principi costituzionali». A parlare è Francesco Tomei, dell’Associazione famiglie numerose, che nei giorni scorsi ha incontrato il vicesindaco del comune di Grosseto Paolo Borghi. «La parte variabile della tassa, infatti, quella, cioè, calcolata in base al numero dei componenti della famiglia, sancisce non solo e non tanto il principio che più si è più si paga, indipendentemente dalla capacità contributiva della famiglia in questione, ma che, per qualche oscura ragione, il terzo figlio “sporca in più” per 0,70, mentre il primo (magari anche più grande e grosso!) si attesta su un ecologico 0,40. Si tratta evidentemente di una logica che punisce chi decide di mettere al mondo dei figli, equiparati di fatto a un bene di lusso».
«Ma i figli – prosegue l’associazione – non sono uno yacht o una macchina sportiva. Sono una risorsa, la risorsa, per una società sempre più vecchia, immobile, ripiegata su se stessa. Alcuni paesi come la Francia e la Germania lo hanno capito e stanno investendo sul “Fattore Famiglia”. Il nostro no. Anzi adotta criteri punitivi contro chi decide di mettere al mondo dei figli in un paese con una natalità dello “zero virgola qualcosa”. Molti di noi hanno avuto un incremento della tassa sui rifiuti del 60%: questo significa, ad esempio, che un nucleo familiare di otto persone l’anno scorso pagava un’imposta annua di 476 euro, contro una Tares 2013 di 760 euro! E questo senza che il servizio di raccolta o smaltimento dei rifiuti abbia conosciuto significativi cambiamenti (estensione della differenziata, del porta a porta…). Con la collaborazione dei dirigenti competenti Nazario Festeggiato e Monica Martellini il vicesindaco si è impegnato a rivedere i criteri di un’imposta che penalizza in modo evidente i nuclei familiari più numerosi, avviando così un processo di redistribuzione degli oneri fiscali più equo e sostenibile».