GROSSETO – Le opere idrauliche di Ponte Tura, che diedero il via alla bonifica, riemergono in un filmato storico, di epoca fascista, che un nostro lettore ha scovato sull’web. Un filmato che risale al 1931 e che illustra, nello stile dei cinegiornali, il complesso sistema di chiuse e canali utilizzato per deviare le acque dell’Ombrone.
«Il complesso di opere idrauliche presenti nell’area di Ponte Tura, situato tra San Martino e Istia d’Ombrone – si legge sul sito della Bonifica Grossetana -, è stato costruito nel corso di quasi un secolo, tra il 1829 e il 1924, ed è quindi il frutto di una complessa stratificazione di interventi e di lavori succedutisi nel tempo. Da questo luogo è iniziata concretamente la vasta e impegnativa operazione di risanamento della pianura attraverso la tecnica delle colmate. Con un semplice e monumentale sistema di sbarramenti e canali le acque del fiume Ombrone venivano deviate nella grande palude che si estendeva tra Grosseto, il mare e le colline sopra Castiglione della Pescaia. Ad ogni piena del fiume grandi quantità di terra e detriti si versavano nella palude, provocando il rialzamento del livello dei terreni sottostanti e, col passare degli anni e attraverso un’accurata opera di canalizzazione delle acque chiare verso il mare, il loro prosciugamento».
«Le sette luci dell’attuale Ponte Tura, l’imponente edificio con cateratte edificato tra il 1905 e il 1924, erano progettate per convogliare in un canale Diversivo largo 55 metri alla base degli argini, 600 metri cubi al secondo con altezza d’acqua di 5,20 metri, alla velocità di 2,30 metri al secondo – scrive ancora il Consorzio Bonifica -. Il canale era lungo diciassette chilometri e portava le acque limose dell’Ombrone fin sotto la Badiola al Fango ai Ponti di Badia e fino al padule di Raspollino. Nella sua versione iniziale, scavata nell’inverno del 1829-30, era lungo sette chilometri e largo circa undici metri alla base. Nel 1840-41 fu raddoppiato in larghezza. La lunghezza del canale variava all’incirca ogni due anni, quando il canale veniva chiuso e risistemato in base alle esigenze e all’avanzamento della colmata. Se da principio infatti esso versava l’acqua direttamente nel lago Boccio di Barbanella, già dal 1831 si provvide a creare dei grandi recinti di colmata che avrebbero dovuto funzionare da vasche di decantazione dei detriti solidi portati dal fiume Ombrone. Per consentire alle acque chiare di defluire verso il mare vennero scavati tre canali emissari, il San Rocco (intorno al quale si è sviluppata l’attuale Marina di Grosseto), il San Leopoldo (ora interrato) e il Bilogio (a Castiglione della Pescaia)».
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