a cura di Giulia Carri
DUBLINO – Irene Pellegrini, 36 anni, è una sociologa di origine Grossetana e autrice del libro “La Famiglia di Nazareth”, presentato recentemente a Grosseto presso La libreria delle Ragazze. Irene ha cominciato a viaggiare per lavoro e passione un anno fa. Da pochi giorni si è trasferita a Dublino in Irlanda, passando prima dalla California e dalla Svizzera.
Come se arrivata a Dublino?
“Circa un anno fa mi sono trovata davanti and un’empasse, sia personale sia lavorativo, per cui ho deciso di lasciare Roma, dove ho vissuto e lavorato per 12 anni. Avevo bisogno di uscire da situazioni e luoghi, soprattutto professionali, che ormai vivevo da troppo tempo e mi limitavano non facendomi evolvere. Quindi ho raccolto i miei risparmi e sono partita per stare tre mesi a San Francisco, California.”
Perché hai scelto San Francisco?
“Prima di tutto volevo, finalmente, imparare l’inglese. Inoltre, come sociologa e ricercatrice specializzata in studi di genere, cercavo un posto che fosse accademicamente e culturalmente stimolate per il mio settore. San Francisco era il posto migliore dove andare per mettere insieme questi miei due obiettivi.”
E’ stata una bella esperienza?
“Sono stati solo tre mesi, ma è stata una delle esperienze più intense e importanti della mia vita. Per la prima volta mi sono confrontata con l’apprendimento di una lingua straniera. Per una persona come me, che per vivere scrive e per cui la parola è sempre stato un punto di forza, ha significato spogliarsi di ogni certezza e ricominciare da zero. Ho scoperto cosa sia il vero multiculturalismo e quel mondo così diverso dal mio ma così ricco di vita, mi è piaciuto moltissimo.”
Dopo San Francisco ti sei trasferita a Zurigo, come mai hai scelto la Svizzera?
“Vivere a Zurigo dopo gli USA è stata invece una scelta d’amore. Mentre ero a San Francisco ho conosciuto una ragazza, siamo diventate amiche e abbiamo continuato a scriverci e sentirci anche quando sono tornata per un breve periodo in Italia. Un giorno è venuta a trovarmi e da lì ci siamo innamorate. Il mio progetto dopo l’America era di andare a Berlino per un po’, ma dato che lei fa l’ostetrica e lavora a Zurigo da più di dieci anni, ho deciso di deviare percorso e fermarmi un po’ in Svizzera.”
Racconta questo periodo svizzero, come ti sei trovata?
“Bene. Insegno italiano privatamente. E’ un mercato dove c’è una discreta richiesta, un po’ perché la svizzera è naturalmente un paese trilingue, un po’ perché lo stile e la cultura italiana sono molto sentiti e apprezzati. La svizzera tedesca è storicamente sede d’immigrazione italiana e molte persone desiderano, anche solo per hobby, imparare la nostra lingua. Nel frattempo ho lavorato per ricominciare qua il mio lavoro di ricerca come sociologa e sono in attesa di sapere se verrà finanziato un progetto che ho presentato da poco. Lo saprò a Settembre, nel frattempo incrocio le dita e con la mia compagna ci trasferiamo per sei mesi a Dublino.”
Perché adesso hai scelto l’Irlanda?
“Una serie di coincidenze e desideri comuni con la mia compagna. Entrambe vogliamo perfezionare l’inglese e lei dopo 10 anni di lavoro a turni in ospedale, ha bisogno di una vacanza. Dublino è una città anglofona, culturalmente interessante ed economicamente accessibile in questo momento, quindi ci è sembrata la scelta migliore.”
La Maremma invece che ruolo ha nella tua vita?
“Nella mia memoria e nel mio cuore ha un ruolo importante direi, dato che a Grosseto ci sono cresciuta e lì vive parte della mia famiglia. Ho avuto un’infanzia e un’adolescenza molto felici. I miei avevano un podere in campagna, a Cupi, dove ho trascorso tutte le mie estati fino ai 18 anni. Lì ho vissuto la parte rurale e selvaggia della Maremma, la sua natura, che ha pochi eguali nel mondo in quanto a bellezza.”
Cosa ami di più della Maremma?
“Il mare. La spiaggia dell’Alberese è uno dei miei luoghi preferiti. E la nostra cucina, ovviamente per la sua bontà, ma anche per la sua memoria, perché ogni piatto racconta una tradizione e una storia che merita di essere conservata.”
Cosa invece cambieresti?
“Mi piacerebbe vederla evolvere. Vorrei che la Maremma trovasse un equilibrio tra memoria e innovazione che le permettesse di esprimersi al meglio delle sue potenzialità. Una delle cose che mi hanno stupita negli anni, è stata la scomparsa di cinema meravigliosi, sostituiti con un unico multisala dalla programmazione spesso scadente. I cinema grossetani hanno istruito, divertito e commosso tanti di noi, non averli più è triste, soprattutto per chi a Grosseto vive e si meriterebbe qualcosa di meglio a mio parere.”
Tra tutti questi posti, dove ti senti a casa?
“Mi sento a casa nel luogo in cui vivo. Per quanto ami e rispetti le mie origini, come sociologa credo che la precarietà, nel suo essere tremenda, ci abbia comunque reso più aperti e culturalmente ricchi. Emigrare è doloroso e difficile, ma apre le nostre vite a una grande risorsa che è quella del multiculturalismo e della curiosità verso il diverso. Amo la Maremma perché è meravigliosa e ho lì dei ricordi molto belli. Solo questo mi lega per sempre ad un posto.”