di Barbara Farnetani
GROSSETO – È tutt’altro che confortante la relazione che l’onorevole Franco Corleone, garante regionale dei diritti dei detenuti, fa dopo la visita al carcere di Grosseto. «I detenuti – afferma Corleone – vivono in 4 o 5 in celle di 17 metri quadri, 4 metri a testa, la metà dello spazio che il comune dedica ai cani del canile. Gli spazi sono quelli di una casa delle bambole, ma questi sono uomini, giovani perlopiù. Il 40% di loro è straniero, due sono in trattamento metadonico e solo 6 dei 30 detenuti sono lì per scontare la pena, 13 sono ancora in attesa del primo processo, gli altri hanno in ballo appelli e ricorsi».
Una situazione drammatica dove i detenuti sono costretti a trascorrere il proprio tempo in cella vista la sostanziale assenza di spazi comuni, «le celle hanno delle volte per cui da un lato possono stare anche i detenuti più bassi, mentre alle finestre, che danno sulla strada, per motivi di sicurezza, oltre alle inferriate sono applicate grate più strette. Cosa questa che va contro la legge e mette a rischio la vista e la salute dei detenuti». L’onorevole Corleone ha visitato questa mattina il carcere assieme al sindaco di Grosseto, e nei prossimi mesi tornerà per visitare quello di Massa Marittima. Di fatto ricorda il garante «l’Italia è stretta in una morsa, con una condanna della Corte europea dei diritti umani per trattamento inumano dei carcerati e il sovraffollamento. È in discussione un decreto per la liberazione anticipata dei detenuti, ma anche per diminuire le pene in caso di condanne per possesso di quantità minime di droghe leggere, così da impedirne l’entrata in carcere». Tra i lati positivi il buon rapporto tra carcerati e carcerieri, visto anche il basso numero dei primi, e la pulizia della struttura. Ma non è sufficiente.
E il sindaco di Grosseto prospetta la soluzione di un nuovo carcere: «Abbiamo già individuato l’area, alla Serenissima, che andrebbe acquisita. E il Comune si offre di fare da tramite». Il problema sono le risorse, una nuova struttura carceraria, che potrebbe servire tutta la provincia, costerebbe circa 40 milioni di euro, mentre la vendita dell’attuale carcere non coprirebbe se non in minima parte le spese. «Abbiamo telefonato al prefetto Angelo Sinesio – precisa Corleone – incaricato dell’edilizia carceraria. Attualmente risorse non ce ne sono ma dobbiamo comunque risentirci». Alessio Scandurra membro dell’associazione Antigone e curatore dei dati dell’Osservatorio europeo sulle condizioni di detenzione afferma «In carcere c’è lo spazio per una trentina di detenuti, ma durante l’anno le entrate sono 300 questo vuol dire che c’è un alto tourn-over ossia gli operatori si trovano a gestire un altissimo numero di entrate, il momento più difficile per i carcerati, con momenti di depressione atti di autolesionismo».
Corleone ha infine proposto al sindaco l’istituzione di un garante cittadino per i diritti dei detenuti in modo da creare una vera e propria rete regionale e nazionale.