GROSSETO – Il Piano interprovinciale sui rifiuti dell’ATO Toscana Sud, che sarà definitivo da fine aprile, non ci lascia del tutto soddisfatti. Sono 4 le principali obiezioni: la prima riguarda la scarsa (o addirittura nulla) informazione fatta sul Piano prima della sua adozione, avvenuta lo scorso 21 gennaio. È vero che non è obbligatoria, ma almeno dargli visibilità pubblicando il Progetto stesso sui siti delle tre province interessate avrebbe reso l’operazione più trasparente e i cittadini più consapevoli e informati. Soprattutto perché il Piano, una volta adottato, è difficilmente attaccabile.
Visto che la crisi ha diminuito i consumi, e di conseguenza i rifiuti prodotti, e considerando che il Piano assume come dato di riferimento un valore di produzione di rifiuti pro/capite stabilizzata al 2010, è importante che i comuni lavorino per passare da tassa a tariffa, in modo che i cittadini possano pagare la tassa sui rifiuti per quello che producono realmente e non in base ai metri quadrati. Fondamentale anche un maggiore impegno per ridurre la produzione di rifiuti, perché lo scenario reale non sia solo la stabilizzazione ma soprattutto la diminuzione della produzione di rifiuti, anche in caso di superamento della crisi economica attuale.
“L’obiettivo di raggiungere entro il 2020 il 70% di raccolta differenziata (obiettivo regionale, previsto nel Piano) – afferma Angelo Gentili, della segreteria nazionale di Legambiente – ci sembra un passo indietro rispetto alla necessità di fare presto e bene. Il passaggio al porta a porta dovrebbe avvenire in tempi più brevi (esempio 30 mesi per almeno un 80% di abitanti serviti). Il raggiungimento del 65% in Toscana doveva essere infatti già stato raggiunto. Numerose realtà in Italia (su tutte Salerno, Ancona e Capannori) hanno avuto risultati molto soddisfacenti in poco tempo, e anche in provincia di Grosseto è possibile ottenere questi risultati attraverso la volontà politica e dotandosi degli strumenti necessari. Fondamentale, per riuscirci, eliminare i cassonetti dalle strade ed estendere il porta a porta all’intero capoluogo e agli altri comuni della provincia”.
Infine il Piano non fa cenno ad alcun impianto che possa risolvere il problema legato alle enormi quantità di amianto, presenti anche in Maremma, che dovranno essere conferite e smaltite a norma di legge nelle tre province.
Le osservazioni tecniche prodotte da Legambiente al Piano adottato, fatte dai circoli delle province di Arezzo, Siena e Grosseto e Val di Cornia, saranno presentate entro i tempi consentiti.