VALLEROTANA – In un clima di semplicità e di gioia, oggi a Vallerotana la parrocchia di Roselle ha celebrato la Festa di Dio nel creato, giornata che si ripete ormai da quindici anni in occasione della memoria liturgica di sant’Antonio abate. Nel piazzale adiacente la piccola cappella rurale si sono ritrovate tante persone con i loro animali: cani di varie razze, gatti, due cavalli coi butteri dell’azienda Il Marruchetone e anche due vitellini e un agnellino. La liturgia, presieduta dal vescovo Rodolfo con accanto il parroco di Roselle, don Pier Mosetti e il diacono don Marius Balint, ha visto prima la benedizione del fuoco e degli animali e poi la messa.
Don Pier, riprendendo le parole di Papa Francesco in occasione dell’udienza generale del 5 giugno scorso con cui il Santo Padre si chiedeva: “Che cosa vuol dire coltivare e custodire la terra? Noi stiamo veramente coltivando e custodendo il creato? Oppure lo stiamo sfruttando e trascurando?” ha rivolto a tutti una domanda: “Com’è il nostro rapporto col creato?” E ha sottolineato: “Coltivare e custodire il creato vuol dire far crescere il mondo con responsabilità, trasformarlo perché sia un giardino, un luogo abitabile per tutti”.
Il sacerdote è andato anche oltre e, rifacendosi al magistero di Benedetto XVI, ha sottolineato che coltivare e custodire “non comprende solo il rapporto fra noi e l’ambiente, tra l’uomo e il creato; riguarda anche i rapporti umani. I papi hanno parlato di ecologia umana, strettamente legata all’ecologia ambientale. Noi stiamo vivendo un momento di crisi, la persona umana è in pericolo: ecco l’urgenza dell’ecologia umana! E il pericolo è grave perché la causa del problema non è superficiale, ma profonda: non è solo una questione di economia, ma di etica. Il problema è: chi è l’essere umano. Quello che comanda oggi non è l’uomo, ma il denaro, ma Dio nostro Padre ha dato il compito di custodire la terra non ai soldi, ma a noi: agli uomini e alle donne”.
Una riflessione ripresa anche dal vescovo Rodolfo, il quale ha sottolineato che “il creato è per noi, purché lo rispettiamo”, mentre il rischio del possesso è che “l’individuo sfrutti tutto per sé, distruggendo il bene. E questo – ha ammonito il vescovo – vale per il nostro rapporto col creato, ma anche per le nostre relazioni umane”. Monsignor Cetoloni ha invitato tutti a vivere la Festa di Dio nel creato come una benedizione, cioè “dire il bene degli altri, della natura, delle cose che ci sono date per la nostra crescita e in questo modo dire bene di Dio”.